La Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla difesa di Roberto Spada, numero due dell’omonimo clan di Ostia, contro la contestazione da parte della Procura di Roma dell’aggravante mafiosa. Spada è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza a Tolmezzo per aver aggredito con una testata davanti alla telecamera il giornalista Daniele Piervicenzi e il filmaker Edoardo Anselmi della trasmissione Nemo. A Spada sono contestate le accuse di lesioni e violenza privata aggravate dal metodo mafioso.
L’udienza della V sezione penale degli ‘ermellini’, come tutti i procedimenti sulla libertà personale, si è svolta a porte chiuse nella camera di consiglio presieduta da Grazia Lapalorcia. Nella sua requisitoria il sostituto procuratore generale della Cassazione Luigi Orsi aveva chiesto il rigetto del ricorso presentato contro l’ordinanza del Tribunale del riesame di Roma che il 22 novembre scorso aveva confermato la custodia cautelare. Con la sua decisione, la Suprema Corte ha lasciato Spada nella sua cella con la prospettiva dei lunghi tempi di carcerazione preventiva che scattano per chi è accusato di mafia.
Comunque, anche se gli ermellini avessero accolto il ricorso della difesa, Spada sarebbe lo stesso rimasto in carcere dal momento che due settimane fa, il 25 gennaio, nei suoi confronti è stata emessa un’altra ordinanza di custodia cautelare in cella per associazione mafiosa e vari altri reati – omicidio compreso – nell’ambito dell’operazione Eclissi della Procura di Roma che ha fatto arrestare 32 appartenenti al clan. Tra loro, oltre a Roberto Spada, anche i suoi fratelli Carmine di 51 anni, detto ‘Romoletto’ e considerato il capo dopo la morte del padre Enrico nel 2016, e Ottavio di 54 anni detto anche ‘Maciste’ o ‘Romolo’, specializzato nel riscuotere le estorsioni.