Sting 2
Sono almeno vent’anni che sverna nel Chiantishire a pigiare uve nelle vigne toscane, e ancora canta con un accento italiano che neppure Shel, Mal o Bastianich. È devastante nel presunto omaggio alla musica tricolore, che poi è la sua “Mad about you” nella spaventosa traduzione di Zucchero. Tenta poi di fare il bombastico con Shaggy e abbozza un siparietto portandosi via bruscamente il collega a fine canzone. Sui social scoppia l’allarme: “Gli è scaduto il biglietto del parcheggio?”. No, sarebbe dovuto tornare sul palco per un’intervista con Balestra ma non si sono capiti. Forse.
Diodato e Roy Paci 7
Peschiamo qualche esibizione dei cantanti in gara nella seconda serata: questo è un pezzo che tira bene e cresce ascolto dopo ascolto, come conferma anche il voto della Sala Stampa dell’Ariston. Antonio e Roy fanno squadra per davvero, e la tromba aggiunge coloriture funk-western-pop (qualunque cosa possa significare) in una storia contemporanea, dove viene lanciato un appello a “parlarsi senza bisogno di tastiera”. Evviva la vita (e la musica) in 3D, all’inferno il virtuale puro.