L'inviata del Tg1 stava intervistando la moglie di un boss. La cronista colpita è stata soccorsa e si trova al Policlinico. In ospedale è giunto anche il procuratore della Repubblica Giuseppe Volpe. "Non sono stata insistente, viva la stampa libera" ha detto. La telecamera nascosta ha documentato tutto
Una giornalista inviata del Tg1, Maria Grazia Mazzola è stata aggredita questo pomeriggio a Bari. La cronista si trovava nel quartiere Libertà, dove stava provando a intervistare la moglie del boss Lorenzo Caldarola, ritenuto referente del clan Strisciuglio nel rione. Mazzola sarebbe stata presa a schiaffi dalla donna proprio nei pressi dell’abitazione dei Caldarola, a poca distanza dalla parrocchia del Redentore. La giornalista è stata quindi portata al pronto soccorso del Policlinico: in ospedale è giunto anche il procuratore della Repubblica, Giuseppe Volpe. In mattinata, l’inviata del Tg1 aveva partecipato all’evento organizzato all’Oratorio Salesiani del Redentore a cui ha preso parte anche Don Ciotti.
Sull’episodio indaga la Squadra Mobile del capoluogo: al Policlinico si è recato anche il pm di turno Baldo Pisani. Sulla vicenda indaga la squadra mobile di Bari. La giornalista indossava microcamere nascoste che, quindi, hanno immortalato i momenti dell’aggressione. La moglie del boss l’avrebbe colpita violentemente con uno schiaffo alla parte sinistra del capo, colpendole l’orecchio. “Non sono stata insistente – ha detto la giornalista mentre stava per salire a a bordo dell’ambulanza – piuttosto anglosassone, ma sono stata aggredita con un pugno-schiaffo sulla guancia sinistra. Viva la stampa libera!” ha aggiunto.
Il sindaco di Bari, Antonio Decaro, “condanna duramente” l’aggressione. “Quanto accaduto – afferma Decaro – è inaccettabile. Non si può tollerare una violenza di questo tipo nei confronti di una donna e di una professionista impegnata nella ricerca di notizie e approfondimenti. Ancora più se questo accade durante la visita del fondatore di Libera, che apprezzabilmente ha scelto di testimoniare il suo impegno quotidiano contro le mafie, partendo dal quartiere Libertà. Quartiere da tempo ostaggio di organizzazioni criminali che pensano di esercitare una egemonia sul territorio, attraverso anche questi episodi di violenza. Come detto più volte, noi non voltiamo la testa dall’altra parte, e non permetteremo che il nome della nostra città possa essere affiancato a episodi di questo tipo”. “Quel quartiere – conclude Decaro – si chiama Libertà e deve essere liberato dalla criminalità organizzata”.
Il presidente e il direttore generale della Rai, Monica Maggioni e Mario Orfeo, condannano fermamente l’aggressione. “Si tratta di un tentativo di intimidazione dell’informazione del servizio pubblico che non può essere tollerato in alcun modo: la libertà di stampa è uno dei cardini di ogni matura democrazia e il lavoro dei giornalisti è fondamentale in questo senso. Alla collega Mazzola vanno i nostri auguri di pronta guarigione e il sostegno di tutta la Rai”. Anche la politica esprime solidarietà in modo trasversale. Dal Pd, al M5S passando per Fdi e Forza Italia la condanna dell’aggressione è unanime.