"Ho il sospetto che la sede transitoria che attualmente propongono gli olandesi non fosse presente nel progetto", scrive su Facebook il sindaco di Milano. Che al chiesto al Parlamento Europeo di essere sentito in audizione per "sostenere le nostre ragioni"
Continua la battaglia di Milano contro la decisione di stabilire la nuova sede dell’Agenzia Europea del Farmaco dopo la Brexit ad Amsterdam. Dopo i ricorsi presentati dall’Avvocatura generale dello Stato italiano e dal Comune di Milano, Beppe Sala ha annunciato battaglia: “Su Ema non molliamo!“, ha scritto sui social il sindaco. Che ha fatto sapere di aver chiesto ai legali del Comune di preparare un accesso agli atti indirizzato alla Commissione europea “per verificare tutti i documenti relativi al dossier di Amsterdam“, e una richiesta al Parlamento Ue per essere sentito in audizione, così da “sostenere le nostre ragioni”. “Ho il sospetto che la sede transitoria che attualmente propongono non fosse presente nel dossier”, aggiunge il Sindaco di Milano.
Si apre così un nuovo capitolo del caso Amsterdam, che segue la decisione della Commissione Envi (Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare) del Parlamento europeo di andare in ricognizione (Fact finding mission) nella città olandese per verificare le condizioni della sede provvisoria offerta dalle autorità olandesi all’ageznia, probabilmente nella terza o nella quarta settimana di febbraio. Anche la conferenza dei presidenti dell’Europarlamento ha dato il via libera alla missione del Pe ad Amsterdam per verificare le condizioni del trasloco della sede da Londra, in programma per il 22 febbraio.
Il Comune di Milano, intanto, ha chiesto al Tribunale dell’Unione di sospendere il trasferimento, invitandolo a far prevalere “l’interesse all’individuazione di una sede corretta“. I tempi per una risposta sono stimati in due mesi. Ma il Comitato di gestione dell’Ema, a sorpresa, dopo una riunione straordinaria con le autorità olandesi, ha assicurato che la “soluzione temporanea” trovata dai Paesi Bassi garantisce la continuità operativa“, smorzando così le dichiarazioni del direttore dell’agenzia Guido Rasi, che la settimana scorsa aveva definito la sede-ponte “non ottimale“, tale da aggiungere “strati di complessità” al trasferimento e allungando i tempi per un ritorno ad un funzionamento regolare.
Nei documenti del ricorso presentato da Palazzo Marino, si parla di “sviamento di potere“, perché mentre la prima votazione dei 27 Stati avrebbe valutato il merito qualitativo di ciascuna offerta, sulla base dei criteri oggettivi individuati, le successive, che hanno portato al ballottaggio tra Milano e Amsterdam, sono state votazioni che non hanno più tenuto conto della diversa qualità. A questo si aggiunge la “violazione dei principi di buona amministrazione e trasparenza e delle regole procedurali”, perché l’estrazione a sorte sarebbe stata fatta mentre i Paesi erano fuori dalla sala, senza un verbale, e senza procedure scritte e preventivamente condivise. Il Consiglio Ue sembra intenzionato di costituirsi parte, per intervenire, già nelle prossime settimane, nella vicenda.