La Var di Masterchef per trovare i cattivi
Il punto è che le coppie di aspiranti chef (che lavorano in tandem) devono fare questa benedetta pasta brisée, ma davanti al frigorifero e all’abbattitore succede un Carnevale: c’è chi per riconoscerla la deposita con un ciuffo di carota, chi con un pezzo di chissà cosa, chi sbaglia a mettere a sinistra e chi a destra. Carta vince e carta perde. Una banda di sciamannati ubriachi che in una cucina normale sarebbero verosimilmente già al reparto lavastoviglie. Così qualcuno si ritrova senza pasta, qualcuno si ritrova con la pasta dura come dei laterizi da usare nei cantieri della Valsesia. Così due coppie devono ricominciare daccapo tutto, con un aiutino di un quarto d’ora e vittimismi successivi della serie “è venuto male il ragù perché non ho avuto tempo”. “Ma cosa c’entra il ragù con la pasta” cerca di riportare un po’ di logica la Klugy.
Dopo l’analisi alla moviola (la VarSterChef, l’ha chiamata lo stagista della Sila che però si dissocia dal calembour) viene deciso che metà di quelli che avevano vinto la prova in esterna (con un tempo da lupi, non c’è niente di peggio temporali estivi di Milano) finiscono al pressure test e metà di quelli col grembiule nero salgono in balconata. I “cattivi” sono Ludovica (che ormai ha più haters della Boldrini e perfino di Italo), Giovanna già col piantino incorporato, le redivive Marianna e Manuela, il capellone di cui non ci si ricorda mai il nome (Alberto, lo diciamo con certezza dopo averlo cercato) e Davide sull’orlo di una crisi di nervi. Gli ingredienti sono tirati a sorte (con i numeri della Smorfia) e il tempo non è uguale per tutti. Ma alla fine i peggiori se ne vanno per ampio distacco perché fanno un disastro: una è Giovanna che, povera donna, ha le zampe di galline ma non è Amelia la fattucchiera e per giunta alla puntata numero 3958 riesce ancora a giustificarsi con “ma io non le ho mai cucinate!” (per Barbieri è come un’offesa alla mamma). L’altra è espulsa è (di nuovo) Manuela che invece di fare un piatto ne fa due, uno col fritto e uno con una specie di spezzatino. Il fatto che non ci propini la solita spiegazione da guida turistica davanti a un Caravaggio non la salva. Controlli serrati su Fabrizio l’ovaiolo – innamorato perso – per evitare che chieda dei barbiturici per fare come Marylin.
Ridendo e scherzando, tra un frizzo e un lazzo, una volta depositata la polvere fuori dal saloon, succede qualcosa che al momento è più inspiegabile della canzone di Facchinetti e Riccardo Fogli: Antonino il macellaio ha vinto tutt’e tre le prove della serata (tutt’e tre!). Il tutto per dire lo Stato Sociale a questo punto può tranquillamente vincere il Festival.