Il ministro dello Sviluppo economico: "L'industria italiana ha finalmente ingranato la marcia giusta". L’Unione Nazionale Consumatori: "Rispetto a 10 anni fa, c'è ancora una differenza abissale da colmare"
La crescita media della produzione industriale italiana nel 2017 ha segnato +3% rispetto al 2016 (quasi raddoppiando il risultato del 2016 sul 2015 che si era fermato a +1,7%) ed è così la più alta mai registrata dal 2010. Lo rileva l’Istat, segnalando che nel 2010 la variazione tendenziale annua della produzione industriale italiana segnava +6,7% (sempre dati corretti per effetti di calendario), ma risentiva molto degli effetti della allora più recente crisi economica dato che arrivava dopo il calo record del 18,7% del 2009, l’anno della crisi.
“L’industria italiana ha finalmente ingranato la marcia giusta”, ha commentato Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico. La produzione accelera anche a fine anno, registrando a dicembre un incremento dell’1,6% rispetto a novembre e del 4,9% (corretto per gli effetti di calendario) su base annua. A trainare la crescita è soprattutto la produzione di beni. L’istituto di statistica segnala un aumento “significativo”, del 9,1% per i beni strumentali e “rilevante” dei beni intermedi, che crescono del 5,7% su novembre.
Per Lucio Poma, responsabile scientifico dell’area industria e innovazione della società di studi Nomisma, quello rilevato nell’ultimo mese del 2017 è un dato “positivo”, che “va a consolidare il recente stato di salute dell’industria italiana” e si pone come “sigillo di un anno di ripresa generale della produzione industriale del Paese”.
Cauto ottimismo, infine, dalle associazioni consumatori. “Rispetto a 10 anni fa, c’è ancora una differenza abissale da colmare“, spiega l’Unione Nazionale Consumatori, sottolineando in particolare che i beni di consumo durevoli “hanno ancora un gap rispetto ai valori pre-crisi del 14,3%”. Positiva ma prudente anche Federconsumatori, secondo cui le diverse battute d’arresto della produzione nel corso dell’anno, unite alle indicazioni riportate nei giorni scorsi nella nota di gennaio dell’Istat, nella quale si osserva una perdita di intensità della crescita, dovrebbero “frenare gli ottimismi e spingere verso interventi mirati a rendere stabile e duratura la crescita”.