Alba in francese è aube. Aubade deriva appunto da alba ed è un componimento poetico o musicale contrapposto a serenata e diffusa nei sec. XVII e XVIII. Dalla seconda metà del sec. XIX il termine è ripreso per indicare un pezzo caratteristico, di intonazione generalmente idillica.
Secondo Wikipedia “la forma ha alcuni elementi drammatici, dato che la poesia è spesso un dialogo tra gli amanti, uno dei quali dice all’altro che l’alba si avvicina e bisogna dividersi, mentre l’altro insiste a rimanere. C’è spesso un ritornello, in cui la ‘sentinella’, o occasionalmente il marito geloso, avverte gli amanti dell’approssimarsi del giorno. Le aubades facevano parte del repertorio dei trovatori dell’Europamediev
Sono tornata da poco dal Salon International de la Lingerie e Aubade è una delle aziende parigine più conosciute al mondo e nel 2018 ha festeggiato i 60 anni di attività. Mica poco, eh! Le sue collezioni sono estremamente intriganti, di ottima qualità, supportate da campagne pubblicitarie strepitose. Dal 1992 i cataloghi sono vere e proprie storie fotografiche definite “Lezioni di seduzione”, dove la modella non è identificabile e non c’è testimonial. Ha un corpo perfetto, provocante ma al contempo elegante, sinuoso e mai volgare.
Ogni capo riporta una frase/lezione che eccita, stuzzica, fa riflettere, attiva la fantasia. Comprerei tutto, per capirci. La fiera è l’appuntamento più importante al mondo e dà le preview di quello che verrà. Interessante leggere i dati forniti da Eurovet.
I negozi (leggasi “contatto col pubblico”) sono i canali di vendita che rimangono in testa alla classifica (8.8% rispetto all’8.7 del 2016) e gli acquisti on line sono sempre più in salita (8,2 comparato al 7,9). Mediamente si spendono €107 all’anno, le più affezionate sono le ragazze dai 15 ai 24 anni e le over 45. La fascia di mezzo dai 35 ai 44 anni ha dimostrato meno propensione agli acquisti.
Il mercato è cambiato rispetto a quando iniziai a frequentare il Salone nel 2005. Quest’anno ho visto molta pigiameria, meno lingerie vezzosa e accessori del piacere, stabile la ricercatezza, boom delle linee performanti e contenitive, ovunque reggiseni push up. E pensare che io amo il triangolo, di seta, di voile, semplice e chic. Che poi in verità sostiene poco, però lo trovo divino sia al tatto che allo sguardo.
Posso anticipare che il velluto sarà sovrano: dall’homewear, ai body, alle vestaglie passando per i reggiseni. È un tessuto nobile, caldo, leggero e anche eccitante. Chi è appassionato di calze di lusso e di texture alternative può provare l’ebbrezza dei calzettini colorati di “Velvet’s socks”. A proposito di stoffe e di eccellenza italiana, ho scoperto che l’azienda Boselli & C. ha festeggiato i 120 anni di attività nel ramo dei tessuti e in particolare nella corsetteria. Evviva.
Sempre parlando di materiali, sono rimasta colpita dalla bella e nuova collezione di accessoridi “Bijoux Indiscrets” che ha lanciato una linea sado-chic di in pelle vegana approvata dalla Peta, l’organizzazione no profit a sostegno dei diritti degli animali. L’ispirazione ricorda “Histoire d’O” e il corpo viene ornato di strisce che si trasformano in manette, giarrettiere, collarini e che possono essere indossate non solo sul corpo nudo, ma su t-shirt, jeans e maglie scollate.
Al top della mia classifica rimane costante Chantal Thomass che amo da tempo e per San Valentino ha pensato a una collaborazione con Interflora per spedire rose nelle sue famose scatole voluttuose. Non poteva mancare un raid nella rinnovata boutique di Rue Saint Honoré dove una coppia di mezza età stava acquistando metà negozio. Li avrei abbracciati.
Rientrata, presa un po’ dalla nostalgia, ho ascoltato la raccolta di canzoni di Charles Aznavour e per giorni ho canticchiato “L’amour c’est comme un jour
Ça s’en va, ça s’en va l’amour“. Merci Paris, à la prochaine fois.
Potete seguirmi anche sul mio sito