Cinque cartellini appuntati sul rever della giacca. Antonio, Mimmo, Marco, Massimo, Roberto. Lo Stato Sociale per una sera sul palco del Festival di Sanremo ha “indossato” i panni degli operai licenziati dalla Fiat di Pomigliano. Durante la seconda performance di Una vita in vacanza, giovedì 8 febbraio 2018, il quintetto bolognese in gara tra i big si è appuntato al petto i nomi degli operai campani vittime oramai da due anni di una situazione kafkiana.
Antonio Montella, Mimmo Mignano, Marco Cusano, Massimo Napolitano, Roberto Fabbricatore, metalmeccanici della Fca di Pomigliano vennero licenziati il 20 giugno 2014 dopo aver impiccato un manichino di Marchionne fuori dalla fabbrica dove lavoravano per denunciare il suicidio della collega Maria Baratto. A fine settembre 2016 il Tribunale di Napoli ha dichiarato illegittimo il loro licenziamento imponendone la reintegrazione. Ma la Fiat a risposto picche. Ed ora i cinque si ritrovano stipendiati ma non graditi in fabbrica.
“La loro storia è solo uno dei tanti esempi di come il lavoro in questo paese pesi sulle vite delle persone, troppo spesso degradando la loro dignità” – hanno spiegato i cinque de Lo Stato sociale su Facebook. “Abbiamo pensato che un brano il cui tema è quello del lavoro, seppur con leggerezza, potesse planare su un argomento sensibile e centrale per tutti noi. La speranza e il desiderio sono quelli che il futuro più prossimo possa portare ad un’inversione di rotta nelle politiche che da troppi anni non consentono di poter cercare la propria felicità e realizzazione attraverso il lavoro. La dedica è per tutti i lavoratori, i disoccupati, i precari, i cassaintegrati e chiunque ambisca a poter vivere una vita in vacanza, non forzata. Felicemente”.
“Nel vostro brano ‘Una vita in vacanza’ ci riconosciamo con amarezza – hanno risposto i cinque operai rivolti ai ragazzi del gruppo musicale. “Vuoi per l’età vuoi per l’indolenza, le nostre preferenze musicali sono ferme ad «Avrai» e «Questo piccolo grande amore» di Claudio Baglioni o «Compagni di scuola» di Antonello Venditti, ma quando l’altra sera alcuni amici ci hanno comunicato che eravamo con voi sul palco del festival di Sanremo, ci siamo chiesti come fosse possibile – hanno proseguito – I nostri nomi impressi sulle vostre magliette ci hanno completamente spiazzati ed è per questo che lo viviamo con tanta soddisfazione e gioia. Sostenere apertamente di fronte a milioni di persone la causa dei 5 operai della Fca di Pomigliano che non si sono mai piegati fa di voi, oltre al talento musicale, degli uomini di gran coraggio. Per questo siete immediatamente reclutati nelle nostre fila. Da oggi fate parte di noi”.
Antonio, Mimmo, Marco, Massimo, Roberto si sono poi dati da fare all’ingresso della fabbrica di Pomigliano per invitare le centinaia di colleghi a votare per la canzone dello Stato Sociale via sms. Curioso, infine, riportare le motivazioni della sentenza d’appello con cui il giudice ha ordinato a Fiat il reintegro dei cinque metalmeccanici: “Il monito rivolto ai successori dell’attuale amministratore delegato Sergio Marchionne, di non pensare solo al profitto ma anche al benessere dei lavoratori rappresenta a parere della corte una legittima manifestazione del diritto di critica (…) La rappresentazione scenica realizzata, per quanto macabra, forte aspra e sarcastica, non ha travalicato i limiti di continenza del diritto di svolgere valutazioni critiche dell’operato altrui, quindi anche del datore di lavoro”.