Il leader di Forza Italia a In Mezz'ora suggerisce al segretario del Pd di cambiare il nome del partito: "Deve chiamarlo socialdemocratico". Propone Carlo Cottarelli come ministro: "Sarà uno dei dodici tecnici, si occuperà di spending review. Renzi invece tagliò lui". Poi attacca i Cinque Stelle che "sono una setta controllata dal clown di Genova"
“Il Partito Democratico non è più comunista“. Dopo ventiquattro anni, cade il mantra che, disse una volta, sarebbe invece durato “oggi e per sempre”. È però l’unico risultato raggiunto da Matteo Renzi. “Era l’uomo nuovo, ma ha commesso troppi errori”, dice. E suggerisce anche la mossa all’avversario: “Deve cambiare il nome del partito in socialdemocratico“. Per il resto, mai accordi con il centrosinistra perché “hanno portato l’Italia ad una situazione più negativa” e una differenza abissale tra lui e l’ex rottamatore: “Io non sono Renzi, quando dico una cosa la faccio”.
Silvio Berlusconi torna nel salotto di Lucia Annunziata e questa volta altro che andarsene, come nel 2006: oltre mezz’ora, in parte duettando con Matteo Salvini con tanto di chiarimento sui condoni, di nuovi attacchi ai migranti (“Rischiamo un’invasione epocale, hanno spiccata attitudine a delinquere”), distinguo dal Pd, stilettate al Movimento Cinque Stelle (“Una setta che prende ordini dal clown di Genova”) e rilanci sul programma e gli obiettivi del centrodestra. Uno show.
“Credo che saremo in grado di portare Forza Italia al 25% e come coalizione al 45%. Avremmo una stragrande maggioranza per governare. Mi sembra ormai chiaro che le prossime elezioni saranno vinte dal centrodestra – dice – Il Pd è fuori dal gioco con le sue divisioni e perché non ha saputo inventarsi un nuovo progetto e quando guardo al Pd vedo una scatola vuota“. I Cinque Stelle? “Sono al 27%, sono una setta che prende ordine da un clown di Genova. Non c’è pericolo che vadano al governo e lo dico per la prima volta con sollievo”.
Su Renzi non rinnega gli apprezzamenti del passato, perché “era l’uomo nuovo” e un effetto, nell’ottica berlusconiana, lo ha avuto: “Oggi il Pd non è più pensabile di comunismo”. Ma ha commesso troppi errori e lo dice chiaramente: “Non possiamo fare un accordo con loro, innanzitutto perché noi avremo i numeri per il governo e poi perché i partiti della sinistra hanno portato l’Italia ad una situazione più negativa”. Anche su Paolo Gentiloni, la storia già sentita del travisamento delle sue parole: “Sono stato frainteso sul governo di scopo. Ho solo detto che la Costituzione prevede che in caso di mancanza di maggioranza vada avanti il governo attuale fino a prossime elezioni – spiega – Non ho mai parlato di governo di scopo guidato da Gentiloni”. E in ogni caso, specifica, un Gentiloni-bis “sono sicuro che è un’ipotesi dell’irrealtà perché noi vinceremo”.
Una certezza granitica, per il leader di Forza Italia. E infatti pensa già ai ministri: “Una squadra di 20 persone, dodici saranno tecnici”. Compare Carlo Cottarelli in video durante la trasmissione e lui ne approfitta per lanciarlo come papabile e ‘strapparlo’ ai dem: “Abbiamo pronto per Cottarelli il ministero della Spending review. Non so se ci dirà si, gli daremo un posto di ministro per fare i tagli che lui aveva individuato. Ma poi Renzi, invece di tagliare, tagliò lui”.
C’è spazio anche l’Europa, dove l’atteggiamento nei suoi confronti è cambiato. Anche se da Bruxelles non tifano di certo per Salvini. Eppure, secondo Berlusconi, “in Ue non ho trovato una particolare paura nei confronti della Lega. Sull’euro ad esempio ha cambiato atteggiamento, ora stiamo parlando di come riacquisire una parte di sovranità monetaria“. Il vero timore delle istituzioni europee è quello “dei Cinque Stelle perché, con la sinistra che si è fatta da parte, il confronto è tra il Ppe ed i partiti populisti di ogni genere ed il fatto che in Italia dicono che l’unica possibilità di vittoria è il centrodestra, e che i Cinque Stelle sono lontani dal 40%, in Ue la notizia è stata accolta molto bene”.