A Nantes, nel nord-ovest della Francia, i migranti vanno all’università e abitano in un castello. È lo Château du Tertre, uno degli edifici della facoltà di Lettere occupati lo scorso novembre per iniziativa di collettivi studenteschi e associazioni. Vogliono attirare l’attenzione pubblica sui “mineurs isolés”, centinaia di minorenni stranieri che vivono nelle strade della Loira Atlantica in attesa di essere regolarizzati. “L’inverno è inoltrato – dice il Collectif d’étudiants nantais en soutien aux mineurs isolés – ma la città di Nantes non mette a disposizione alloggi per questi ragazzi”.
L’iter di accertamento dell’età di un minore dura in media nove mesi: “Passa un tempo indefinito prima che la legge emetta un giudizio – dicono i volontari – e molti diventano maggiorenni nel frattempo”. I rischi a cui sono esposti sono per lo più emarginazione, tratta di esseri umani, sfruttamento. “Le valutazioni sono poco trasparenti e c’è il sospetto che li si giudichi maggiorenni per non tutelarli”, contestano gli attivisti.
La battaglia per i mineurs isolés a Nantes comincia il 18 novembre, quando migranti e militanti decidono di occupare in segno di protesta l’antica École des beaux Arts. Senza riuscirci: in meno di 24 ore la polizia evacua l’edificio in un clima di grande tensione. Pensano allora di occupare l’università pubblica nella settimana dell’anniversario della Convenzione Onu per i diritti dell’infanzia. Il 22 novembre, sette aule dell’edificio principale del campus universitario, il Censive, sono occupate, ma i toni sono distesi e il preside, Olivier Laboux, dichiara tolleranza nel rispetto reciproco. L’occupazione del Censive però rallenta i corsi e per gli attivisti “si pone il problema di dove collocare i minori” in caso di espulsione. Puntano sul solo edificio inutilizzato del campus: un castello vuoto perché in procinto di essere ristrutturato. Ci si insediano il 26 novembre, ma l’edificio è pericolante e il preside lancia un ultimatum: “Ho chiesto agli occupanti – dice Laboux – di lasciare il Castello entro le 18 dell’11 dicembre, chiamerò la prefettura per l’evacuazione”.
Nessuno abbandona i locali, segue una mobilitazione massiccia – come raccontano i militanti – degli studenti. Il preside sospende la richiesta di evacuazione e il ricorso alle forze armate: “Ho ritenuto – scrive Laboux il 15 dicembre – che avrebbe aggravato la situazione facendo correre rischi troppo grandi alla nostra comunità”. Anche se ha il diritto di espellerli, da quel momento l’università si è impegnata a favorire l’accesso dei migranti a studentati e corsi di laurea per chi li frequentava nel Paese d’origine. Come Diallo, originario del Mali, iscritto alla facoltà di Biologia di Nantes con la stessa smartcard di qualsiasi studente.
I migranti della facoltà di Lettere di Nantes provengono per lo più da ex colonie francesi: Costa d’Avorio, Guinea, Senegal, Mali, ma c’è anche chi scappa dalla guerra civile in Yemen o dal Sudan. Difficile capire quanti sono, “forse un centinaio” dice uno degli attivisti. “All’inizio erano per lo più minori – spiega a ilfattoquotidiano.it – adesso le fasce d’età sono miste, ma arrivano migranti ogni giorno e spesso sono minorenni. La gran parte trova un posto per la notte grazie alle associazioni per l’alloggio, ma tutti trascorrono la giornata all’università”. Come Amani (nome di fantasia), da poco maggiorenne: “Di notte mi ospita un amico – spiega – il resto del tempo lo passo qui perché stiamo bene. Tra noi e i volontari non c’è differenza e la vita si decide insieme”. Le associazioni che si occupano dei migranti sono principalmente tre: Gasprom per la burocrazia, Avec les exilés per le attività formative e l’assistenza di prima necessità, Médecins du monde per i casi di emergenza. Ma sono tanti i volontari indipendenti, per lo più studenti che insegnano ai migranti storia, francese, filosofia.
Amani è stato fra i primi ad arrivare al Censive e ha trascorso due anni nel nostro Paese: “Sono arrivato in Italia con un barcone nel 2015. Ho vissuto a Firenze, poi a Roma, ho cercato lavoro in un ristorante ma è stato impossibile”. Non ha un bel ricordo di quegli anni: “L’Italia è bellissima, ma ho incontrato molti razzisti. Nei centri di accoglienza in cui sono stato ci trattavano male. Qui invece c’è uguaglianza”.
Molti dei migranti che ora sono a Nantes hanno fatto due tappe prima di arrivarci: Libia e Italia. Tra i più giovani c’è Mohammed, 16 anni, guineano. Ha raccontato al giornale online Mediapart di essere arrivato in Libia dopo essere stato venduto da passeur a passeur: “Abbiamo cercato di fuggire durante il viaggio, eravamo circa 15. Ma ci hanno trovati, messo in prigione e torturati”. Mohammed è finito nella prigione di Zabrata: “Eravamo talmente tanti che le donne dormivano coricate, gli uomini in piedi”.
Non è l’unico a cui quelle scene resteranno in testa. I migranti dello Château du Tertre hanno esposto in una stanza del castello le storie anonime di chi è morto sotto i loro occhi nella tratta per raggiungere l’Europa, o di chi non ce l’ha fatta dopo essere arrivato. Come Kantra, originario del Mali, arrivato in Francia nel 2014 e riconosciuto minorenne nell’agosto 2017, poche settimane prima del suo 18esimo compleanno. È morto suicida a Parigi il 21 dicembre, dopo che un intoppo burocratico aveva reso invalido un contratto di lavoro che lo aspettava a Nîmes. In suo omaggio, nell’atelier dello Château campeggia la scritta: “Non siamo venuti fin qui per morire”.
Dai cosiddetti lager libici Mohammed è riuscito a fuggire, raggiungendo Lampedusa e poi Roma, ma anche lui è deluso dal nostro paese: “C’era un razzismo significativo. Ci dicevano che l’Italia non ha colonizzato l’Africa, è la Francia che deve farsi carico di noi”. Così è partito: Ventimiglia, poi Nizza, infine Nantes. Qui Mohammed spera di diventare ingegnere, Diallo docente universitario, Amani calciatore. Non dipende da loro. Intanto il governo Macron continua con “la linea dura”.
Diritti
Nantes, migranti occupano un castello nel campus universitario. E frequentano le lezioni
Da novembre scorso un centinaio di persone insieme ad un gruppo di attivisti si è stabilito nel Château du Tertre, uno degli edifici della facoltà di Lettere della città del nord ovest della Francia. Tra loro anche molti minori in attesa di essere regolarizzati. A dicembre il tentativo di sgombero bloccato dagli studenti
A Nantes, nel nord-ovest della Francia, i migranti vanno all’università e abitano in un castello. È lo Château du Tertre, uno degli edifici della facoltà di Lettere occupati lo scorso novembre per iniziativa di collettivi studenteschi e associazioni. Vogliono attirare l’attenzione pubblica sui “mineurs isolés”, centinaia di minorenni stranieri che vivono nelle strade della Loira Atlantica in attesa di essere regolarizzati. “L’inverno è inoltrato – dice il Collectif d’étudiants nantais en soutien aux mineurs isolés – ma la città di Nantes non mette a disposizione alloggi per questi ragazzi”.
L’iter di accertamento dell’età di un minore dura in media nove mesi: “Passa un tempo indefinito prima che la legge emetta un giudizio – dicono i volontari – e molti diventano maggiorenni nel frattempo”. I rischi a cui sono esposti sono per lo più emarginazione, tratta di esseri umani, sfruttamento. “Le valutazioni sono poco trasparenti e c’è il sospetto che li si giudichi maggiorenni per non tutelarli”, contestano gli attivisti.
La battaglia per i mineurs isolés a Nantes comincia il 18 novembre, quando migranti e militanti decidono di occupare in segno di protesta l’antica École des beaux Arts. Senza riuscirci: in meno di 24 ore la polizia evacua l’edificio in un clima di grande tensione. Pensano allora di occupare l’università pubblica nella settimana dell’anniversario della Convenzione Onu per i diritti dell’infanzia. Il 22 novembre, sette aule dell’edificio principale del campus universitario, il Censive, sono occupate, ma i toni sono distesi e il preside, Olivier Laboux, dichiara tolleranza nel rispetto reciproco. L’occupazione del Censive però rallenta i corsi e per gli attivisti “si pone il problema di dove collocare i minori” in caso di espulsione. Puntano sul solo edificio inutilizzato del campus: un castello vuoto perché in procinto di essere ristrutturato. Ci si insediano il 26 novembre, ma l’edificio è pericolante e il preside lancia un ultimatum: “Ho chiesto agli occupanti – dice Laboux – di lasciare il Castello entro le 18 dell’11 dicembre, chiamerò la prefettura per l’evacuazione”.
Nessuno abbandona i locali, segue una mobilitazione massiccia – come raccontano i militanti – degli studenti. Il preside sospende la richiesta di evacuazione e il ricorso alle forze armate: “Ho ritenuto – scrive Laboux il 15 dicembre – che avrebbe aggravato la situazione facendo correre rischi troppo grandi alla nostra comunità”. Anche se ha il diritto di espellerli, da quel momento l’università si è impegnata a favorire l’accesso dei migranti a studentati e corsi di laurea per chi li frequentava nel Paese d’origine. Come Diallo, originario del Mali, iscritto alla facoltà di Biologia di Nantes con la stessa smartcard di qualsiasi studente.
I migranti della facoltà di Lettere di Nantes provengono per lo più da ex colonie francesi: Costa d’Avorio, Guinea, Senegal, Mali, ma c’è anche chi scappa dalla guerra civile in Yemen o dal Sudan. Difficile capire quanti sono, “forse un centinaio” dice uno degli attivisti. “All’inizio erano per lo più minori – spiega a ilfattoquotidiano.it – adesso le fasce d’età sono miste, ma arrivano migranti ogni giorno e spesso sono minorenni. La gran parte trova un posto per la notte grazie alle associazioni per l’alloggio, ma tutti trascorrono la giornata all’università”. Come Amani (nome di fantasia), da poco maggiorenne: “Di notte mi ospita un amico – spiega – il resto del tempo lo passo qui perché stiamo bene. Tra noi e i volontari non c’è differenza e la vita si decide insieme”. Le associazioni che si occupano dei migranti sono principalmente tre: Gasprom per la burocrazia, Avec les exilés per le attività formative e l’assistenza di prima necessità, Médecins du monde per i casi di emergenza. Ma sono tanti i volontari indipendenti, per lo più studenti che insegnano ai migranti storia, francese, filosofia.
Amani è stato fra i primi ad arrivare al Censive e ha trascorso due anni nel nostro Paese: “Sono arrivato in Italia con un barcone nel 2015. Ho vissuto a Firenze, poi a Roma, ho cercato lavoro in un ristorante ma è stato impossibile”. Non ha un bel ricordo di quegli anni: “L’Italia è bellissima, ma ho incontrato molti razzisti. Nei centri di accoglienza in cui sono stato ci trattavano male. Qui invece c’è uguaglianza”.
Molti dei migranti che ora sono a Nantes hanno fatto due tappe prima di arrivarci: Libia e Italia. Tra i più giovani c’è Mohammed, 16 anni, guineano. Ha raccontato al giornale online Mediapart di essere arrivato in Libia dopo essere stato venduto da passeur a passeur: “Abbiamo cercato di fuggire durante il viaggio, eravamo circa 15. Ma ci hanno trovati, messo in prigione e torturati”. Mohammed è finito nella prigione di Zabrata: “Eravamo talmente tanti che le donne dormivano coricate, gli uomini in piedi”.
Non è l’unico a cui quelle scene resteranno in testa. I migranti dello Château du Tertre hanno esposto in una stanza del castello le storie anonime di chi è morto sotto i loro occhi nella tratta per raggiungere l’Europa, o di chi non ce l’ha fatta dopo essere arrivato. Come Kantra, originario del Mali, arrivato in Francia nel 2014 e riconosciuto minorenne nell’agosto 2017, poche settimane prima del suo 18esimo compleanno. È morto suicida a Parigi il 21 dicembre, dopo che un intoppo burocratico aveva reso invalido un contratto di lavoro che lo aspettava a Nîmes. In suo omaggio, nell’atelier dello Château campeggia la scritta: “Non siamo venuti fin qui per morire”.
Dai cosiddetti lager libici Mohammed è riuscito a fuggire, raggiungendo Lampedusa e poi Roma, ma anche lui è deluso dal nostro paese: “C’era un razzismo significativo. Ci dicevano che l’Italia non ha colonizzato l’Africa, è la Francia che deve farsi carico di noi”. Così è partito: Ventimiglia, poi Nizza, infine Nantes. Qui Mohammed spera di diventare ingegnere, Diallo docente universitario, Amani calciatore. Non dipende da loro. Intanto il governo Macron continua con “la linea dura”.
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Roma, 14 mar. (Adnkronos) - ''Per la sua posizione geografica strategica al centro del Mediterraneo, l’Italia rappresenta un ponte energetico tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente''. Terna, presentando il piano di sviluppo 2025, conferma gli interventi di interconnessione con l’estero, al fine di ''garantire sicurezza, sostenibilità ed efficienza, tramite la possibilità di mutuo soccorso tra sistemi interconnessi. In aggiunta, queste infrastrutture costituiscono un fondamentale strumento di flessibilità per condividere risorse di generazione e capacità di accumulo, a fronte della variabilità della produzione rinnovabile''.
Tra i principali progetti pianificati Terna segnala 'Sa.Co.I.3', il progetto di ammodernamento e potenziamento dell’attuale interconnessione tra Sardegna, Corsica e Toscana, il progetto di interconnessione tra Italia e Tunisia 'Elmed', il raddoppio interconnessione Italia-Grecia, che ''consentirà la gestione in sicurezza dell’intera Zona Sud e favorirà approvvigionamenti efficienti di energia, grazie alla possibilità di abilitare nuove risorse attraverso il coupling del mercato elettrico e di mantenere lo scambio di energia tra i due Paesi anche in presenza di manutenzioni''.
Inoltre, nel piano di sviluppo 2025 sono presenti ulteriori progetti di interconnessione, noti come 'Merchant lines', a cura di altri promotori e/o non titolari di concessioni di trasporto. Il numero di tali iniziative ha subito un’accelerazione negli ultimi anni. Risultano in fase di avvio consultazione 11 richieste per oltre 12 Gw di capacità. Terna segnala che la gestione delle richieste di connessione alla rete in alta tensione, principalmente concentrate al sud e nelle isole, permette di ''avere una visione sistemica delle future evoluzioni degli impianti rinnovabili e dei sistemi di accumulo, così da realizzare uno sviluppo sinergico delle infrastrutture e garantire la massima efficienza nella realizzazione delle opere di rete''.
Secondo i dati di Terna, al 31 dicembre 2024, risultano 348 Gw di richieste di connessione per impianti rinnovabili (di cui 152 Gw di solare, 110 Gw di eolico on-shore e 86 Gw di eolico off-shore) e 277 Gw per sistemi di accumulo. Questi numeri, che ''superano ampiamente il fabbisogno nazionale individuato dal documento di descrizione degli scenari 2024 Terna-Snam e dai target nazionali, confermano che il Paese rappresenta una significativa opzione di investimento, anche grazie a meccanismi legislativi di sostegno alla realizzazione di impianti a fonti rinnovabili e ad una regolamentazione che ne incentiva lo sviluppo'', secondo la società.
In aggiunta, nell’ultimo biennio si è registrata una crescita delle richieste anche per gli utenti di consumo, che prelevano direttamente energia dalla rete di trasmissione nazionale e includono, ad esempio, impianti ad alto consumo energetico. Le richieste di connessione per questi utenti possono riguardare sia l’adeguamento di impianti già operativi sia la connessione di nuovi impianti alla rete. Tale tendenza è attribuibile per larga parte ai centri di elaborazione (data center): al 31 dicembre 2024 le richieste erano pari a circa 30 Gw, dato annuale 24 volte superiore rispetto a quello del 2021. Tali richieste sono principalmente localizzate nel Nord Italia, soprattutto in Lombardia.
Terna annuncia che ''con lo scopo di favorire una sempre più ampia abilitazione delle rinnovabili e per garantire un’elevata qualità del servizio, in sinergia con i concessionari del servizio di distribuzione, è stato individuato un set di Cabine primarie da potenziare o da connettere alla Rete di trasmissione nazionale''. Il trend di tali richieste di connessione si è ulteriormente ampliato per effetto dei fondi messi a disposizione nell’ambito del Pnrr. Terna ha definito un approccio di gestione delle richieste di connessione basato sulla definizione di 76 'microzone' che ''consentono di modellare in modo efficace un perimetro all’interno del quale studiare soluzioni di connessione e quantificare la capacità rinnovabile addizionale che può essere integrata nella rete''.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Dallo sviluppo di infrastrutture abilitanti e innovative alla garanzia di stabilità e sicurezza della rete elettrica, passando per la risoluzione delle congestioni locali. Sono gli obiettivi del piano di sviluppo 2025 presentato da Terna. ''Considerato il complesso e sfidante contesto elettrico'' Terna comunica di aver ''svolto una importante attività di definizione delle priorità di sviluppo. Sono stati privilegiati gli interventi che offrono il massimo valore per il sistema, individuando soluzioni 'capital light' al fine di ridurre i costi e massimizzare l'efficacia degli investimenti necessari alla transizione energetica''.
Gli interventi previsti dal piano, che consentiranno di operare con una visione di lungo termine in considerazione delle esigenze della rete, rispondono alla necessità di ''sviluppare infrastrutture abilitanti e innovative, funzionali al raggiungimento della capacità obiettivo efficiente, per aumentare i limiti di transito tra le sezioni di mercato e massimizzare lo scambio di energia''. Il programma prevede anche di ''risolvere le congestioni locali, garantendo l’esercizio in sicurezza all’interno delle zone di mercato, tramite la pianificazione di interventi intrazonali''.
Terna punta inoltre a ''rispondere in modo efficiente a tutte le richieste di connessione alla rete attraverso la definizione di un nuovo modello, la Programmazione territoriale efficiente''. Infine sarà garantita ''la stabilità e la sicurezza della rete elettrica e l’integrazione dei mercati tramite le interconnessioni con l’estero, che consentono una gestione flessibile e bilanciata delle risorse energetiche, favorendo gli scambi tra le reti nazionali''.
Nell’orizzonte temporale del piano di sviluppo 2025, la maggioranza degli interventi previsti in esercizio entro il 2030 ha ottenuto l’autorizzazione o è già in fase di autorizzazione. Tra questi figurano le principali opere infrastrutturali dell’azienda, come Tyrrhenian Link, il collegamento hvdc sottomarino a 500 kV che unirà la Sicilia alla Campania e alla Sardegna. ''L’opera consentirà una maggiore integrazione tra le diverse zone di mercato e un più efficace utilizzo dei flussi di energia proveniente da fonti rinnovabili''. L’opera sarà completata entro il 2028.
Tra le opere principali Terna segnala Adriatic Link: il collegamento hvdc tra Abruzzo e Marche da 1.000 MW di potenza lungo circa 250 km, di cui 210 km sottomarini. L’entrata in esercizio è prevista per il 2029. Entro il 2034 sono poi previsti ulteriori rinforzi infrastrutturali tra cui la Dorsale Adriatica: collegamento in corrente continua tra Foggia e Forlì che garantirà il rafforzamento del corridoio adriatico, permettendo un incremento sostanziale della capacità di scambio.
Terna prevede inoltre la realizzazione di importanti infrastrutture che hanno l’obiettivo di aumentare il livello di sicurezza della rete e la capacità intrazonale. Si tratta di interventi che favoriscono lo scambio di energia all’interno della stessa zona di mercato, funzionali all’integrazione delle fonti rinnovabili e alla risoluzione delle congestioni di rete a livello locale. Tra le opere previste, tre collegamenti a 380 kV in Sicilia (Chiaramonte Gulfi-Ciminna, Caracoli-Ciminna e Paternò-Priolo) e uno in Lombardia (Milano-Brescia).
Il Piano di Sviluppo 2025 di Terna si pone l’obiettivo di estrarre maggior valore dagli asset esistenti, tramite interventi di tipo 'capital light', che si basano su strumenti e soluzioni innovative e che si affiancano ai tradizionali interventi infrastrutturali, consentendo di perseguire rilevanti benefici per la rete. L’attività di Terna di pianificazione della futura rete elettrica può contare oggi su iter di approvazione semplificati per le grandi infrastrutture da parte di Arera e Mase. In particolare, l’Autorità, attraverso il meccanismo dell’approvazione per fasi, ha semplificato il processo fornendo strumenti per velocizzare il percorso di progettazione, autorizzazione e realizzazione.
Anche a valle delle recenti semplificazioni normative ''è stato possibile raggiungere una significativa riduzione dei tempip''. La realizzazione delle infrastrutture sarà supportata anche da strumenti che assicurano e garantiscono la sicurezza e la flessibilità del sistema. Su tutti, il Capacity market con cui Terna si approvvigiona di capacità tramite contratti aggiudicati attraverso aste competitive, e il Macse (Meccanismo per l’approvvigionamento di capacità di stoccaggio elettrico). La prima asta del Macse sarà svolta da Terna il prossimo 30 settembre.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Martedì prossimo, 18 marzo, alle ore 10, presso la Sala Koch del Senato, le commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato svolgeranno l'audizione di Mario Draghi in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea. L'appuntamento verrà trasmesso in diretta webtv.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Ad un mese dalla finale del festival della canzone italiana 2025, nella classifica dei singoli brani è ancora Sanremomania, con ben 13 brani passati in gara al Teatro Ariston nelle prime 13 posizioni. E questo fa segnare all'edizione 2025 un nuovo record rispetto agli ultimi anni, per numero di brani di Sanremo nella top ten ad un mese dal festival: se infatti quest'anno sono 10 (cioè l'intera top ten è composta da brani in gara al festival un mese fa), l'anno scorso era stati 7 come nel 2023, nel 2022 e nel 2021 erano stati 8 e nel 2024.
Nella top ten dei singoli infatti, al primo posto c'è proprio il brano vincitore del festival: 'Balorda Nostalgia' di Olly. Al secondo 'La cura per me' di Giorgia, al terzo 'Incoscienti giovani' di Achille Lauro, al quarto 'Battito' di Fedez, al quinto 'Cuoricini' dei Coma_Cose, al sesto 'Volevo essere un duro' di Lucio Corsi, al settimo 'Fuorilegge' di Rose Villain, all'ottavo 'La mia parola' di Shablo feat Joshua e Tormento, al nono 'Tu con chi fai l'amore' dei The Kolors, al decimo 'La tana del granchio' di Bresh. Ma l'elenco sanremese prosegue ininterrotto fino alla tredicesima posizione, con 'Anema e core' di Serena Brancale all'undicesimo posto, 'Chiamo io chiami tu' di Gaia al dodicesimo e 'Il ritmo delle cose' di Rkomi al tredicesimo.
Tra gli album l'arrivo di Lady Gaga con 'Mayhem' si piazza in vetta e scalza dalla prima posizione 'Tutta vita', l'album di Olly, che scende al terzo posto, per fare spazio a 'Vasco Live Milano Sansiro', che entra al secondo posto. In quarta posizione 'Dio lo sa - Atto II' di Geolier, in quinta entra direttamente 'Vita_Fusa' dei Coma_Cose, in sesta 'Debi tirar mas fotos' di Bad Bunny, in settima 'Tropico del capricorno' di Guè, in ottava posizione 'Locura' di Lazza, in nona 'È finita la pace' di Marracash e in decima chiude la top ten 'Icon' di Tony Effe. Mentre la compilation di Sanremo 2025 scende dal nono al quindicesimo posto.
Tra i vinili, è primo il 'Vasco Live Milano Sansiro', al secondo posto 'Mayhem' di Lady Gaga e al terzo la compilation 'Sanremo 2025'.
Roma, 14 mar. (Labitalia) - "Questo appuntamento, unico nel suo genere, rappresenta un fondamentale momento di approfondimento per i settori della logistica e del trasporto, offrendo un'opportunità unica di incontro, aggiornamento e confronto sulle sfide e le opportunità che caratterizzano un comparto strategico per i cittadini, per le famiglie e le imprese, con un approccio fortemente connesso alla sostenibilità ambientale". Lo scrive il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel messaggio inviato all'evento di chiusura della quarta edizione di "Let Expo", organizzato da Alis a Verona.
"Se i numeri registrati lo scorso anno rappresentano la migliore e più efficace sintesi della rilevanza del vostro operato - penso ai 400 espositori e alle oltre 100mila presenze complessive -, sono certo che i tanti appuntamenti che caratterizzano il programma di quest'anno, con incontri strategici, conferenze di settore, seminari interattivi, workshop pratici e dimostrazioni innovative, sapranno rappresentare un ulteriore momento di crescita e di affermazione", prosegue La Russa, che conclude: "Nel ribadire il mio plauso per il vostro prezioso contributo in un ambito di particolare rilievo per gli interessi nazionali, anche in relazione alle attuali dinamiche geo-politiche globali, l'occasione mi è gradita per inviarvi i miei più cordiali saluti".
Roma, 14 mar. - (Adnkronos) - In occasione di Didacta 2025 a Firenze, l'evento di riferimento per la formazione e l'innovazione nel settore scolastico, Acer ha ribadito il proprio impegno nel supportare l'evoluzione della didattica attraverso soluzioni tecnologiche all'avanguardia. La partecipazione dell'azienda alla fiera ha offerto l'opportunità di presentare le ultime novità in termini di prodotti e servizi, con un focus particolare su prestazioni, sicurezza, intelligenza artificiale e design.
"La presenza di Acer a Didacta sottolinea l'importanza del settore education, un ambito in cui siamo orgogliosamente leader di mercato," ha dichiarato Angelo D'Ambrosio, General Manager di Acer South Europe. "Didacta rappresenta un'occasione fondamentale per incontrare docenti, studenti e rivenditori specializzati nel mondo scolastico. In questa sede, presenteremo le nostre più recenti innovazioni di prodotto, caratterizzate da prestazioni elevate, sicurezza, funzionalità di IA e design robusto. Queste caratteristiche sono indispensabili per una didattica innovativa ed efficace."
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - È già un caso che un condannato, sia pur in primo grado, occupi un ruolo di sottosegretario alla Giustizia, ma ora le parole di Delmastro pongono un problema serio al Governo e al Paese intero. Dall’interno viene criticata una delle pessime riforme portate avanti con protervia dalla maggioranza. Come fa a restare al suo posto? Cosa dice la premier Meloni? Le parole di Delmastro sono gravi anche perché ci fanno conoscere le vere intenzioni del Governo, quelle che andiamo denunciando da mesi: assoggettare il potere giudiziario al controllo dell’Esecutivo. E questo è inaccettabile. Dopo la smentita che non smentisce, la registrazione dell’intervista, Meloni deve pretendere che Delmastro lasci l’incarico". Lo afferma Così Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera.