FATTO FOOTBALL CLUB - La rimonta con la Lazio entra probabilmente nella storia della Serie A. Ma la sensazione è che la corsa entusiasmante degli azzurri sia destinata ad inciampare prima o poi in qualche ostacolo, e a cedere il passo alla solita Juventus, bruttina e fortunata (anche a Firenze altra decisione controversa del Var), ma inarrestabile come una schiacciasassi
Sabato sera alle 21.55 il boato del San Paolo si è sentito pure al Teatro Ariston: mentre a Sanremo andava in scena la finale del Festival, a qualche chilometro di distanza il Napoli rimontava la Lazio in una partita determinante per la corsa per il titolo, con una prestazione strabiliante, forse la più bella ammirata in Serie A negli ultimi cinque anni. Roba da consegnare subito agli azzurri lo scudetto, e visto che c’eravamo pure la vittoria del Festival. Invece Sarri rischia di vincere solo il premio della critica.
Sanremo ha una lunga tradizione di finali in contemporanea con sfide scudetto. Lo sa bene proprio il Napoli, che nel 2016 praticamente perse il campionato a Torino, nello scontro diretto deciso da Zaza a due minuti dalla fine. Oppure tornando indietro negli anni gli appassionati ricorderanno uno storico Inter-Juventus del 2002 (l’anno del 5 maggio, e del gol da 40 metri di Seedorf all’ultimo secondo). Napoli-Lazio non era agli stessi livelli, non rappresentava propriamente una sfida scudetto, ma potrebbe essere stata ugualmente decisiva: in tanti si aspettavano che gli azzurri potessero perdere un colpo, e cedere la vetta all’inarrestabile Juventus. Specie dopo il gol di De Vrij a freddo che sembrava il preludio alla classica partita storta, nata male e finita peggio.
La Lazio è una delle squadre più forti e più in forma della Serie A, con la qualità di Immobile, Luis Alberto e Milinkovic e l’abilità in panchina di Simone Inzaghi, aveva segnato subito in maniera un po’ fortunosa e dominato per oltre mezz’ora al San Paolo. Il Napoli, però, l’ha ribaltata in una manciata di minuti. Alla sua maniera: con un calcio stellare che in Italia non si vedeva probabilmente dai tempi del Milan di Arrigo Sacchi. Jorginho in mezzo al campo ad orchestrare, Mertens letale in area di rigore, Insigne, Zielinski e Callejon a tessere trame meravigliose: il quarto gol, 70 metri di campo in 7 tocchi dal recupero palla alla porta avversaria, con tacchi, doppi passi ed esterni di prima intenzione, entra di diritto nella storia della Serie A.
Il Napoli resta primo grazie alle idee di Sarri e alla forza del bel gioco. Ora ricomincia la Champions, che magari toglierà qualche energia fisica e nervosa alla Juventus, e domenica avrà anche un turno sulla carta favorevole, con la sfida interna alla Spal e i bianconeri impegnati nel derby col Torino. Resta però la sensazione che la corsa entusiasmante degli azzurri sia destinata ad inciampare prima o poi in qualche ostacolo, e a cedere il passo alla solita Juventus, bruttina e fortunata (anche a Firenze altra decisione controversa del Var), ma inarrestabile come una schiacciasassi. Specie dopo l’ultimo mercato, che non ha portato ai partenopei i rinforzi di cui avrebbero avuto bisogno: Ghoulam si è già rifatto male, al primo infortunio di uno dei “tre tenori” la partita sarà praticamente chiusa. Ecco, per tornare al parallelo iniziale, se fossimo a Sanremo il Napoli sarebbe il brano migliore in gara: profondo, sofisticato, praticamente un capolavoro. Premio della critica assicurato per Maurizio Sarri. Ma si sa, al Festival non vince (quasi) mai la canzone più bella.
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