Calcio

Diritti tv, la Serie A nelle mani di Pechino: la maggioranza di MediaPro acquistata da un gruppo cinese

Secondo il quotidiano spagnolo El Confidencial, Orient Hontai Capital ha comprato il 54,5% di Immagina, la società di produzione audiovisiva nata dalla fusione di MediaPro e Globomedia, per una cifra vicina ai 900 milioni di euro

Ma quale spagnolo: il calcio italiano parla sempre più cinese. Non bastavano le squadre (con i risultati a dir poco altalenanti di Inter e Milan), adesso Pechino si è presa pure i diritti tv della Serie A: quelli appena assegnati a MediaPro, che però subito dopo aver vinto l’asta della Lega calcio è passata di mano. Da oggi la società di marketing sportivo con sede a Barcellona è diventata a maggioranza cinese. E quindi di riflesso lo sarà anche il nostro campionato.

La trattativa, avviata da mesi, sembra ormai arrivata alla conclusione: secondo quanto riportato dal quotidiano spagnolo El Confidencial, Orient Hontai Capital ha acquistato il 54,5% di Immagina, la società di produzione audiovisiva nata dalla fusione di MediaPro e Globomedia, per una cifra vicina ai 900 milioni di euro. MediaPro, azienda che nel 2016 ha fatturato 1,5 miliardi di euro con un utile netto di 162 milioni, e ora punta ad incrementare il suo business espandendosi anche in Italia, è stata dunque valutata circa 1,65 miliardi di euro. La notizia ci riguarda da vicino perché MediaPro è anche la società che si è appena aggiudicata i diritti tv della Serie A, soffiati per la prima volta dopo 15 anni al duopolio Sky-Mediaset grazie ad un’offerta record di 3 miliardi e 150 milioni di euro per il prossimo triennio 2018-2021. Il calcio italiano era convinto di essersi affidato agli spagnoli, e ora si ritrova invece nelle mani (chissà quanto rassicuranti) dei cinesi. Ora tutti si chiedono quali potranno essere le eventuali ripercussioni dell’affare sul nostro campionato.

Probabilmente nessuna, almeno nel breve periodo: il fondo cinese ha rilevato le quote di proprietà dell’imprenditore Juan Abello (pari al 22,5% del totale), del gruppo messicano Televisa (19%) e del cofondatore Gerard Romy (12%), arrivando a raggiungere la maggioranza. Mantengono il loro 12%, però, gli altri due fondatori Taxto Benet e Jaume Roures, i due santoni del calcio spagnolo e adesso forse pure di quello italiano, che continueranno a gestire tutto il gruppo. Semmai, più che a livello di leadership e governance, qualche incognita potrebbe esserci dal punto di vista finanziario: per concludere l’accordo con la Serie A, oltre ad attendere il via libera dell’Antitrust, MediaPro deve presentare le garanzie bancarie per la sua offerta miliardaria, e ora dovrà farlo con una nuova proprietà. Dopo le polemiche sull’assegnazione, Sky è lì che aspetta al varco, ma l’affare non sembra in discussione: nelle prossime settimane MediaPro inizierà le trattative con le varie piattaforme e comincerà a svelare i dettagli del suo piano per la trasmissione dei prossimi campionati.

L’unica cosa certa è che dopo Inter, Milan e Parma (senza dimenticare l’esperienza tragicomica del Pavia), un altro pezzettino del pallone italiano prende la strada verso Oriente. Più Cina che Spagna, insomma. Anche perché Javier Tebas, il capo della Liga che alcuni presidenti (Urbano Cairo in testa) avrebbero voluto portare a Milano per completare insieme a MediaPro questo processo di “spagnolizzazione” della Serie A, potrebbe non arrivare mai: la Liga gli ha offerto un maxi-rinnovo da oltre un milione l’anno, con tanto di clausola anti-trasferimento all’estero, per blindarlo e respingere le lusinghe italiane. L’ultima parola spetta al diretto interessato, ma chi lo conosce bene ha sempre avuto forti dubbi sulle sue reali intenzioni di abbandonare la Spagna: col senno di poi, viene il sospetto che Tebas abbia un po’ usato la Serie A per strappare un contratto migliore in patria. A questo punto per il ruolo di amministratore delegato risalgono le quotazioni di Luigi De Siervo, numero uno di Infront che dopo aver risolto la partita dei diritti tv potrebbe anche fare il salto in Lega calcio. Se ne riparlerà comunque a fine mese, quando Giovanni Malagò rientrerà dalle Olimpiadi (l’assemblea convocata oggi per eleggere i vertici è destinata a fallire): al suo ritorno il commissario dovrà vedersela pure con i cinesi.

Twitter: @lVendemiale