L'ong sceglie la strada della trasparenza e rende note le denunce e segnalazioni ricevute nel 2017: "Verificati 40 casi di abuso. Sanzionati i responsabili. Non tolleriamo nessun comportamento del nostro staff che sfrutti la vulnerabilità di altri, né impiegati che traggono vantaggio dalla loro posizione per un vantaggio personale"
Dopo lo scandalo sessuale che ha coinvolto Oxfam, altre ong scelgono la strada della trasparenza e “autodenunciano” casi di molestie e abusi avvenuti nelle loro strutture. In particolare Medici senza Frontiere ha reso noto che nel 2017 il quartier generale dell’organizzazione ha ricevuto 146 denunce o segnalazioni molte delle quali riguardanti abusi di potere, discriminazioni, molestie e altre forme di comportamenti inappropriati. Quaranta “sono state identificate come abuso e/o molestia a seguito di un’indagine interna” e “di questi 40, 24 erano casi di molestie o abusi sessuali“, aggiunge Msf. Si è trattato dunque di episodi che hanno coinvolto collaboratori della ong e non prostitute locali, a volte minorenni, come nel caso di Oxfam ad Haiti.
Msf ha spiegato che diciannove persone sono state licenziate mentre gli altri membri del personale sono stati sanzionati in altri modi. “La nostra leadership si è impegnata inequivocabilmente a combattere gli abusi”, aggiunge l’organizzazione umanitaria. “Non tolleriamo nessun abuso fisico o psicologico contro individui, molestie sessuali, relazioni sessuali con minorenni, né nessun altro tipo di comportamento che non rispetti la dignità umana“, afferma Medici senza frontiere, ricordando che “la ong “promuove un ambiente di lavoro libero da molestie e abusi”.
“Ci aspettiamo che tutto lo staff si attenga ai nostri principi guida come stabilito nella nostra carta – che prevede che il nostro ruolo sia di fornire assistenza alle popolazioni in difficoltà e di rispettare il nostro codice etico professionale“, afferma Msf, chiarendo che “per noi questo significa non tollerare nessun comportamento del nostro staff che sfrutti la vulnerabilità di altri, né degli impiegati che traggono vantaggio dalla loro posizione per un vantaggio personale”.
L’ultima ammissione arriva da International Rescue Committee (IRC), l’organizzazione presieduta dall’ex ministro degli esteri britannico David Miliband, la quale ha riconosciuto di aver avuto al suo interno almeno tre casi di abusi sessuali in Congo. Prima dell’ammissione il giornale inglese The Sun aveva rivelato che la ong, con sede a New York, era stata citata per accuse di frode e molestie sessuali nel paese africano. The Sun ha aggiunto, citando un rapporto inedito, che un audit etico interno all’organizzazione aveva condotto un’indagine su 24 casi, scoprendone altri 13, menzionando anche accuse di “frode e corruzione”.
In merito, Lucy Keating, responsabile media dell’Irc, ha dichiarato che l’audit in questione ha effettivamente confermato tre casi di abusi sessuali in Congo, all’interno di un’altra ong ma “facente capo al consorzio di ong guidato dall’Irc “, senza farne il nome. In tutti e tre i casi, “lo staff è stato licenziato e la polizia informata“, ha affermato Keating. La responsabile media non ha fornito nessuna informazione su altre indagini, ma ha assicurato che “l’Irc segue le regole di buona pratica, segnalando ogni accusa mossa alla ong ai suoi donatori, conducendo indagini e fornendo diversi rapporti ai donatori sui risultato di queste inchieste”.