Berlino risponde all'ultimatum della Ue con una lettera che annuncia la sperimentazione in alcune città. Ma è subito polemica sui costi e subito arriva la frenata: "Le città devono venire da noi con la proposta, poi vedremo se sarà fattibile". L'Italia dal canto suo per evitare il deferimento alla Corte Ue si è limitata a rivendicare la nuova Strategia energetica nazionale, di cui mancano diversi decreti attuativi
Da un lato un piano ambizioso che prevede di rendere gratuiti i mezzi pubblici nelle città industriali. E scatena immediati timori per i costi che comporterebbe. Dall’altro la riproposizione di una strategia approvata tre mesi fa e ancora priva di molti decreti attuativi. Sono le risposte della Germania e dell’Italia alla Commissione Ue, che a gennaio ha convocato entrambi i Paesi (insieme a Francia, Spagna e Regno Unito) contestando l’eccessivo inquinamento atmosferico e chiedendo impegni precisi per garantire il rispetto delle direttive europee in materia di qualità dell’aria. Pena il deferimento alla Corte di Giustizia europea.
Berlino ha scritto al commissario europeo all’Ambiente, il maltese Karmenu Vella, che sta “prendendo in considerazione trasporti pubblici gratuiti per ridurre il numero di auto private”. Il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, in conferenza stampa, ha confermato che Berlino intende sperimentare i trasporti pubblici gratis in cinque città. Tra le quali l’ex capitale dell’ovest, Bonn, e i centri industriali di Essen e Mannheim. “Combattere con efficacia l’inquinamento atmosferico senza ulteriori inutili ritardi è la priorità più elevata della Germania”, si legge nella missiva inviata ai commissari Ue e resa nota dall’agenzia France Presse. L’esperimento stando alla lettera partirà “entro la fine dell’anno”. Ma nelle ore successive è emerso che si tratta di un’ipotesi per ora priva di piani attuativi concreti. “Sta alle città stesse decidere se vogliono fare questo test”, ha dichiarato il ministro tedesco all’Ambiente, Stephan Gabriel Haufe, aggiungendo: “Le città devono venire da noi con la proposta del trasporto pubblico locale gratuito, poi vedremo se sarà fattibile”.
Il governo federale, ha precisato Seibert, prevede di valutare la possibilità di rendere gratuiti i trasporti insieme ai governi dei 16 Land e i responsabili delle municipalità toccate dall’eventuale provvedimento. Le città coinvolte del resto hanno espresso perplessità. “Non conosco nessun costruttore in grado di consegnare il numero di bus elettrici dei quali abbiamo bisogno”, ha dichiarato all’agenzia Dpa il sindaco di Bonn, Ashok Sridharan, a proposito dell’incremento del parco mezzi che sarebbe necessario per venire incontro all’aumento della domanda che scaturirebbe dai trasporti gratuiti. “Ci aspettiamo una spiegazione chiara su come il trasporto gratis sarà finanziato”, avverte invece Helmut Dedy, presidente della Deutscher Städtetag, equivalente teutonico dell’Anci. “I ministri dovrebbero ripensarci durante un viaggio sulla U6 (una linea della metro, nda) di Berlino alle 7 e 30″, ha ironizzato un editoriale di Die Welt, “la conclusione sarebbe evidente: più carrozze, più personale e forse anche più binari e più linee. Da dove si prenderebbero i miliardi necessari?”.
Il ministro italiano dell’Ambiente Gian Luca Galletti, la settimana scorsa, si era limitato a riproporre la Strategia Energetica Nazionale (Sen) approvata lo scorso novembre e di cui, come lamentato dalle associazioni ambientaliste, mancano ancora diversi decreti attuativi. Il 14 febbraio il Coordinamento FREE, che conta 23 associazioni attive nel settore delle rinnovabili, ha ricordato che “nonostante le ripetute rassicurazioni ricevute dalle istituzioni ad oggi la Strategia Energetica Nazionale risulta inattuabile, nella parte che riguarda le fonti rinnovabili di energia, per mancanza di provvedimenti normativi che diano indicazioni concrete per il raggiungimento degli obiettivi individuati”.
Germania, Francia, Italia e Spagna non sono riuscite a riportare entro il termine del 30 gennaio le emissioni di diossido di azoto e polveri sottili nei limiti previsti dagli standard comunitari, violazione che può costare salate sanzioni economiche. Il commissario Vella ha concesso più tempo a patto che sottoponessero un piano convincente per ridurre l’inquinamento.