La presenza di tre massoni nelle liste per le prossime elezioni politiche sta creando non pochi problemi al Movimento 5 Stelle, con la cacciata dei tre candidati e la richiesta di danni d’immagine come conseguenza inevitabile della scoperta. “Quello che sta accadendo sui 5 stelle è impressionante. Ci fanno la morale, ci dicono che noi abbiamo gli impresentabili, ma si sono trasformati nell’arca di Noè e sono saliti a bordo truffatori, scrocconi, riciclati di altri partiti politici e massoni” ha commentato Matteo Renzi. Ettore Rosato, capogruppo dem alla Camera, è andato anche oltre, sottolineando che “i cinque stelle stanno perdendo la dignità: gridavano onestà e non riescono neanche a rispettare i loro regolamenti. Ma – ha aggiunto – cambieranno anche questa regola: diranno che si può essere iscritti alla massoneria e al Movimento 5 stelle“.
Una polemica, quella sull’appartenenza alla massoneria dei propri iscritti, che tuttavia il Partito Democratico ha affrontato nel 2010, quando una serie di inchieste giornalistiche svelarono che molti amministratori toscani del Pd erano iscritti al Grande Oriente. Il tutto dopo che un assessore del comune di Scarlino (Grosseto), Guido Mario Destri, era stato fotografato ad una riunione della Loggia Guerrazzi di Follonica. “Il Pd non può avere zone d’ombra – attaccava il 31 maggio 2010 Giuseppe Fioroni – lo statuto parla chiaro: gli iscritti non possono avere iscrizioni segrete né partecipare ad associazioni che diversamente dalla Costituzione creano cittadini più uguali degli altri”. “Il Codice etico è chiarissimo – faceva eco il 2 giugno Maria Pia Garavaglia – non possono farvi parte persone iscritte ad associazioni segrete”.
Dopo cinque giorni, però, la situazione venne risolta nel più semplice dei modi: cambiando le regole. Il 7 giugno, infatti, il comitato dei Garanti stabiliva che si può essere massoni e iscritti al Pd a patto che la loggia non sia segreta e che, al momento di aderire al partito, si dichiari a colpi di documenti l’appartenenza a qualsiasi associazione così da consentire la verifica. Il caso esaminato dal comitato era quello di Ezio Gabrielli, assessore di Ancona costretto alle dimissioni dopo aver dichiarato di essere affiliato al Grande Oriente d’Italia e in quel momento sospeso dal Pd. Dopo quasi tre ore di discussione, i garanti presieduti da Luigi Berlinguer stabilivano che Gabrielli poteva rientrare nel Pd a patto che avesse dimostrato che la sua loggia massonica non era segreta e non aveva fini contrari al codice etico e allo statuto del partito.