Politica

M5s, l’ex assessore e imprenditore Colomban contro Grillo: “E’ come Raul Castro o Maduro”

L'ex della giunta Raggi e uomo vicinissimo a Gianroberto Casaleggio attacca sul Corriere della sera i 5 stelle. E sul cofondatore del Movimento: "E' un fatto che alla fine di un raduno al Circo Massimo invitò i presenti a intonare Bandiera rossa e fui costretto a dissociarmi"

Dice che del nuovo movimento di David Borrelli non ne sa niente, ma intanto sul Corriere della sera spara a zero sul Movimento 5 stelle e Beppe Grillo. L’ex assessore alle Partecipate del Comune di Roma e imprenditore Massimo Colomban è dato tra i primi potenziali aderenti della nuova formazione dell’eurodeputato, che nelle scorse ore ha abbandonato i grillini all’improvviso senza dare particolari spiegazioni. Lui per ora smentisce, anche se già nel weekend si vedranno. Intanto sul Corriere attacca: “Beppe mi dà del nazileghista, io gli ho affibbiato vari soprannomi: Raúl, come il fratello di Fidel Castro, Chávez, Maduro. Vuoi ridurmi l’Italia come il Venezuela, lo rimproveravo. Una cosa è sicura: se arriva al governo, lo sviluppo si ferma. Grillo pensa che sia un pericolo”. Ma anche: “E’ un fatto che Casaleggio, alla fine di un raduno al Circo Massimo, invitò i presenti a intonare Bandiera rossa e fui costretto a dissociarmi”.

Colomban è sempre stato considerato uno vicino a Gianroberto Casaleggio, esponente di quel mondo di imprenditori tra cui i grillini ambiscono di prendere i voti. Oggi non esita ad attaccare i vertici del Movimento 5 stelle: “Grillo disegna un modello di società che non deve creare ricchezza. E pretende che a guidarlo sia solo lo Stato, con la Cassa depositi e prestiti a finanziare le imprese”, ha detto. “E’ un istrione e un sognatore. Di economia capisce poco. Adatta il socialismo reale al terzo millennio. Tende a mandare in vacca gli argomenti. Se affronti una questione seria, svia il discorso, prende tempo”.

Il rapporto si è interrotto perché, sostiene, “ho esaurito la pazienza. Pretendeva di convertirmi alla sua filosofia. O a quella del sociologo Domenico De Masi, che per il 2025 prevede un saldo negativo di 9 milioni fra i posti di lavoro creati e quelli distrutti dai robot”, racconta ancora Colomban. “Una tesi per giustificare il reddito di cittadinanza. E io a dirgli: Beppe, ma chi paga? Non lo spiega. Però si capisce benissimo dove andrà a parare: tassa sui patrimoni. Tassa sulle eredità. Tassa sulle rendite speculative. Togliere alle imprese per dare a chi non fa neppure la fatica di cercarsi un lavoro, è una follia”.

Di Maio “è uno dei migliori, ma bisogna vedere se Grillo gli consentirà di applicarle all’economia”, prosegue Colomban, secondo cui “il 95% delle decisioni le prende Beppe. Chi lo contraddice viene messo in disparte”. Quanto a Virginia Raggi, c’è un rapporto “di rispetto reciproco”, dichiara l’imprenditore, affermando però che non la voterebbe. Sul caso dei rimborsi, “sembra di leggere le cronache di un partito qualunque. Che tristezza”, chiude.