Lo scorso 13 settembre la Corte europea di giustizia europea aveva condannato l’Italia per aver impedito le coltivazioni ogm. Ora anche un studio certifica che il mais geneticamente modificato non è rischioso per la salute umana. Secondo la prima e più vasta analisi dei dati relativi a 21 anni di coltivazioni nel mondo “non c’è alcuna evidenza di rischio per la salute umana, animale o ambientale dal mais transgenico”. Pubblicato su Scientific Reports (Nature) e condotto da Scuola Superiore Sant’Anna e Università di Pisa, lo studio ha analizzato i dati sulle colture dal loro inizio nel 1996 fino al 2016, in Usa, Europa, Sud America, Asia, Africa e, Australia. “Questa analisi fornisce una sintesi efficace su un problema specifico molto discusso pubblicamente”, ha rilevato la coordinatrice della ricerca, Laura Ercoli, docente di Agronomia e Coltivazioni Erbacee all’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna. Con lei hanno lavorato Elisa Pellegrino, Stefano Bedini e Marco Nuti.

Tutti gli autori rilevano che “lo studio ha riguardato esclusivamente l’elaborazione rigorosa dei dati scientifici e non l’interpretazione ‘politica’ dei medesimi” e ritengono che i dati appena pubblicati permettono di “trarre conclusioni univoche, aiutando ad aumentare la fiducia del pubblico nei confronti del cibo prodotto con piante geneticamente modificate”. Dall’analisi di 11.699 dati contenuti in articoli di riviste scientifiche accreditate, è emerso che le colture di mais transgenico hanno una resa superiore dal 5,6% al 24,5%, aiutano a ridurre gli insetti dannosi ai raccolti e hanno percentuali inferiori di contaminanti pericolosi negli alimenti, come micotossine (-28,8%) e fumonisine (-30,6%).

La prima reazione alla pubblicazione dello studio arriva da Giorgio Fidenato, paladinò friulano del mais transgenico. “Dovrò fare una causa allo Stato italiano, perché attenta alla mia salute impedendomi di seminare un prodotto sano che non ha bisogno di trattamenti fitosanitari e insetticidi. Sono 20 anni che lo diciamo che non ci sono problemi” dice all’Ansa. Da molti anni, l’imprenditore agricolo ha ingaggiato una vera e propria battaglia con le istituzioni procedendo anche a semine che gli sono costate svariate azioni giudiziarie. “Voglio seminare questo prodotto – aggiunge – perché voglio mangiare sano e in maniera economicamente compatibile, altro che biologico, che rappresenta una colossale montatura pubblicitaria a scopo promozionale ed è pieno di tossine”.

Da un’indagine Coldiretti/Ixè diffusa oggi quasi 7 cittadini su 10 (69%) considerano gli alimenti con organismi geneticamente modificati (Ogm) meno salutari di quelli tradizionali, mentre l’81% non mangerebbe mai carne e latte proveniente da animali clonati o modificati geneticamente. Mentre continua il dibattito scientifico, commenta la Coldiretti, “i pareri dei cittadini restano fortemente diffidenti agli organismi geneticamente modificati nel piatto sia in Italia che in Europa. Lo dimostra il fatto che sono rimasti solo due Paesi, Spagna e Portogallo, a seminare ogm nel Vecchio Continente, dove si registra un ulteriore calo del 4,3% in un anno della superficie coltivata, secondo l’analisi Infogm. Nel 2017 gli ettari a transgenico sono 130.571 rispetto ai 136.338 dell’anno precedente. Anche Repubblica Ceca e Slovacchia, continua Coldiretti, hanno abbandonato la coltivazione e si sono aggiunte alla lunga lista di Paesi Ogm free dell’Unione Europea”.

L’articolo su Nature

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