Il segretario del Pd, con una delegazione di parlamentari e dirigenti: "La nostra democrazia è più forte, più forte di ogni rischio totalitario. Il dovere della memoria non può essere un hobby". Ma, precisa, "picchiare un carabiniere non è antifascista"
“Parole di verità mi impongono di dire che la nostra democrazia è forte, più forte di ogni rischio totalitario“. Lo dice il segretario del Pd Matteo Renzi, a
Andare a Sant’Anna, spiega Renzi, è “un gesto semplice, tranquillo dopo tutte le polemiche”. “Mi pare esagerato chi dice siamo a un passo” da un nuovo fascismo, aggiunge, e certamente “picchiare un carabiniere non è antifascista“. Ma rispetto ai valori dell’antifascismo “non si indietreggi neanche di un centimetro”. L’ex presidente del Consiglio sottolinea che “essere antifascisti è un valore che va rivendicato, è costitutivo della nostra democrazia. Antifascista deve essere il Pd come tutte le altre forze politiche, altrimenti non si ha dignità di far parte della comunità democratica italiana”. Il segretario
Proprio oggi, peraltro, il quotidiano romano Il Tempo ha lanciato un appello e una raccolta firme per una “anagrafe nazionale anticomunista” contro “la farsa e l’ipocrisia dell’anagrafe antifascista”. “Pure Renzi fa il partigiano – scrive il giornale diretto da Gianmarco Chiocci – E allora noi firmiamo così. Contro la farsa e l’ipocrisia dell’anagrafe antifascista aderite all’appello contro l’ideologia più criminale della storia”. In un ritaglio a centro pagina compare il simbolo sbarrato di falce e martello e si legge: “Anagrafe Anticomunista, firma anche tu”. L’invito agli eventuali firmatari è quello di diventare, si legge in un intervento di Marcello Veneziani, “cittadini onorari di Fiume e di Porzûs, dell’Istria e della Dalmazia, del Triangolo rosso dell’Emilia e di mille altri luoghi in cui il comunismo ha lasciato vittime. Diventate cittadini onorari dei tanti luoghi in cui le Brigate rosse e le altre formazioni terroristiche hanno ucciso borghesi e proletari, ragazzi e militanti di destra, magistrati e politici, giornalisti, professori e casalinghe nel nome del comunismo”.