Il Tribunale di Milano ha condannato il ginecologo Severino Antonori a 7 anni e 2 mesi di carcere e a pagare 3500 euro di multa per avere espiantato 8 ovuli a un’infemeriera spagnola senza il permesso della ragazza nella clinica milanese Matris. Lo ha deciso l’ottava sezione penale, presieduta da Luisa Ponti, condannando anche altri 4 imputati a pene fino a 5 anni e 2 mesi. L’inchiesta, che aveva portato ai domiciliari il ginecologo, era partita due anni fa dopo la denuncia della giovane. L’imputato è stato anche “interdetto dall’esercizio della professione medica” per “5 anni e 6 mesi”. Disposta la confisca degli embrioni ancora sotto sequestro mentre la clinica, dove operava Antinori, rimarrà sotto sequestro fino alla sentenza definitiva.
I giudici hanno anche disposto la trasmissione degli atti in Procura per indagare su una presunta falsa testimonianza resa da un infermiere della clinica Matris nel corso del dibattimento. L’infermiere, infatti, ha sostenuto, in sostanza, che la vittima del prelievo forzato di ovociti non venne legata sul lettino e non venne costretta a subire l’intervento. Nel novembre scorso, tra l’altro, il gip Luigi Gargiulo aveva disposto l’imputazione coatta per calunnia per la giovane, decisione seguita alla denuncia presentata dai difensori di Antinori, gli avvocati Carlo Taormina, Gabriele Vitiello e Tommaso Pietrocarlo. Contro questa decisione, però, che potrebbe dare vita ad un processo ‘parallelo’ in cui la vittima è imputata per calunnia, la Procura ha presentato ricorso in Cassazione. Il gip Gargiulo, tra le altre cose, aveva chiesto proprio di sentire quell’infermiere (secondo il Tribunale, la sua versione ha profili di falsità) che lavorava alla Matris, perché “profondi sono i dubbi che lasciano gli atti di indagine sulla presunta sottrazione degli ovuli e sulla denunciata costrizione” della spagnola “sul lettino della sala operatoria”.
“Una sentenza oltremodo eccessiva che stravolge la verità dei fatti. Siamo convinti dell’innocenza del professore Antinori e soprattutto della sua scienza” dicei l’avvocato Gabriele Maria Vitiello, difensore insieme agli avvocati Carlo Taormina e Tommaso Pietrocarlo, del ginecologo. “Il medico oggi non è qui perché non sta bene – ha aggiunto – questa vicenda gli ha stravolto la vita. Attendiamo le motivazioni”. Poi ha commentato l’interdizione dall’esercizio della professione medica per 5 anni e sei mesi disposta sempre dal Tribunale questa mattina nei confronti di Antinori: “Il professore ha qualche annetto, più di settant’anni, con l’interdizione e quanto gli è stato contestato avrà delle difficoltà, ma è forte, si rialzerà. Continueremo la battaglia“.
Per il medico la procura aveva chiesto nove anni e tremila euro di multa per l’ipotizzato prelievo forzoso di otto ovociti a una infermiera spagnola avvenuto il 5 aprile 2016 alla clinica Matris di Milano. Per i pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, titolari delle indagini, il medico non meritava nemmeno le attenuanti generiche “per il suo ruolo preminente e perché è protagonista di gravi reati”. L’inchiesta, che aveva portato ai domiciliari il ginecologo romano, era partita due anni fa dopo la denuncia della giovane, che raccontò di essere stata immobilizzata, sedata e poi costretta a subire l’intervento. Nella sua deposizione in un’aula protetta del Palazzo di Giustizia, la 23enne, di origini marocchine, raccontò di avere inizialmente accettato di donare i suoi ovuli, dietro la promessa di ricevere 7000 euro, ma di essersi infine rifiutata perché “vietato dalla religione musulmana“. Nonostante il suo ‘no’ Antinori e la segretaria Bruna Balduzzi l’avrebbero “afferrata con la forza” e portata in sala operatoria dove l’anestesista Antonino Marciano’ le avrebbe “messo un braccialetto verde al polso” per poi procedere con l’anestesia. La ragazza avrebbe tentato fino all’ultimo di evitare il prelievo, al punto da aver “urlato ad Antinori e alla Balduzzi di lasciarmi – aveva detto ai giudici – ma poi Marciano’ mi ha fatto una puntura. Da quel momento in poi non ricordo più nulla”.
Diversa la versione del ginecologo, che aveva ribadito di essere stato “infangato ignobilmente” e aveva parlato di persecuzione. Nei suoi confronti i pm avevano chiesto l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” dal reato di sequestro di persona, originariamente contestato a lui e alla segretaria Bruna Balduzzi. Per lei e per un’altra dipendente della clinica, Marilena Muzzolini, la Procura aveva chiesto una condanna, rispettivamente, a 6 anni di carcere e 2000 euro di multa, e a 5 anni di carcere e 1800 euro di multa, mentre per Marciano’ la pena richiesta era stata 5 anni di carcere e 1800 euro di multa. I pubblici ministeri avevano proposto anche una condanna a 5 anni di reclusione e 1800 euro di multa per Gianni Carabetta, coimputato di Antinori per un presunta tentata estorsione: avrebbe minacciato al telefono una coppia di clienti della Matris, in via dei Gracchi a Milano, per ottenere il pagamento di oltre 25 mila euro per avere un figlio con la fecondazione assistita. Va ricordato che nel novembre scorso il gip Luigi Gargiulo ha disposto l’imputazione coatta per l’infermiera spagnola, seguita alla denuncia per calunnia presentata dai difensori di Antinori. Contro questa decisione la Procura ha presentato ricorso in Cassazione.
Nei giorni scorsi la Procura di Milano aveva chiesto il rinvio a giudizio del ginecologo anche per un traffico di ovuli alla clinica milanese Matris, di proprietà del ginecologo. Il gup Alfonsa Ferraro, invece, ha fissato per il 26 marzo l’udienza preliminare, per valutare la richiesta di processo per questo nuovo filone che vede Antinori accusato di associazione per delinquere finalizzata al commercio illegale di ovociti destinati alla fecondazione eterologa.