Mentre a Narni (Umbria, provincia di Terni), le opposizioni chiedono conto della vicenda delle rendicontazioni Sprar (i centri per richiedenti asilo, ndr) gonfiate dal Comune e il consigliere regionale Emanuele Fiorini ha inviato un esposto a Procura, Guardia di finanza e Corte dei conti, rimangono gli interrogativi sui controlli. Ci si domanda perché dalle verifiche effettuate dallo Sprar centrale, la struttura del Viminale gestita da Anci, non siano emerse le irregolarità legate ai resoconti dell’accoglienza migranti. E c’è chi si chiede se abbia avuto un ruolo anche una parentela che non passa inosservata: quella tra il responsabile – fino a settembre 2017 – dell’ufficio rendicontazioni del servizio centrale e uno degli impiegati amministrativi (addetto anche lui al monitoraggio Sprar) dell’associazione San Martino, capofila della cordata di onlus che gestisce il progetto di Narni insieme ad alcuni Comuni dell’area.

Padre e figlio: il primo, Michele Murante, fino a pochi mesi fa a capo dell’ufficio addetto anche ai controlli sui conti dei progetti territoriali, il secondo, Massimiliano, impegnato almeno dal 2014 negli uffici amministrativi dell’associazione ternana. Non è chiaro se e come questo elemento abbia influito nelle modalità di verifica sui resoconti gonfiati. Se è vero che al momento le irregolarità appurate da ilfattoquotidiano.it riguardano solo le rendicontazioni del Comune di Narni e non quelle delle associazioni infatti, si tratta però del medesimo progetto. Contattato da ilfattoquotidiano.it, l’ex funzionario del servizio centrale, oggi in pensione, dichiara la sua totale estraneità: “I resoconti di Narni non li ho mai controllati io direttamente. Non conosco le irregolarità di cui parla”.

Al centro della storia ci sono le ore di lavoro degli impiegati comunali rendicontate dal Comune umbro, capofila degli enti locali coinvolti, come forma di cofinanziamento del progetto. Tra il 2014 e il 2016, il valore è di circa 130mila euro annui per oltre 7mila ore divise tra 13 dipendenti nel 2014, che in parte però esistono solo sulla carta. Tra queste ci sono per esempio quelle dichiarate per Massimiliano Spaziani e Rosaria Scottegna, due dipendenti del Comune di Narni indicati rispettivamente come mediatore culturale e interprete e come psicologa. Compiti che non potevano svolgere, per mancanza di competenze e incompatibilità contrattuali. Oltre 1.300 ore rendicontate nel 2014, per un cofinanziamento teorico di 20mila euro. Altre ore in buona parte mai effettuate sono quelle attribuite alle due dipendenti amministrative del Comune di Attigliano (coinvolto nel progetto), Laura Pica e Cinzia Ruco: i documenti del Comune di Narni parlano di oltre 1.400 ore nel 2014, ma in realtà sono state solo 90. Quando Pica viene a sapere dei resoconti gonfiati, decide di inviare una lettera ufficiale alla responsabile del progetto, la dirigente comunale di Narni Lorella Sepi, per smentire i numeri. È aprile 2016. A quel punto quest’ultima scrive allo Sprar centrale, annulla in autotutela la rendicontazione appena inviata e ne manda un’altra rettificata pochi giorni dopo. “Errore materiale” e ritardi da parte dei Comuni nelle comunicazioni, sono le motivazioni addotte.

Una mossa che però allo Sprar centrale, nell’ufficio rendicontazioni non fa accendere nessuna lampadina. Perché? Per quale motivo, di fronte a una dirigente che ritratta un documento con motivazioni così vaghe, da Roma non partono ulteriori controlli? “Io non vedevo le rendicontazioni. Nel mio ufficio c’erano colleghi che le vedevano, ma la maggior parte venivano controllate da consulenti esterni. E comunque quando sono andato in pensione stava ancora finendo il controllo sui rendiconti del 2015”, replica Michele Murante.

Contattati da ilfattoquotidiano.it, dallo Sprar centrale non rispondono alle nostre richieste di chiarimenti. “Difficile comunicare qualcosa di differente da ciò che è lo Sprar, quali sono i progetti, quanti sono, le attività che si fanno”, scrivono dall’ufficio stampa. Nel frattempo, invece, a Narni tutto procede come prima e nella commissione creata nel 2015 dagli stessi Comuni per vigilare sui progetti di accoglienza va in scena uno spettacolo già visto. Il nuovo membro da poco designato è l’impiegato dei servizi sociali del piccolo Comune di Montecastrilli Lucio Beco, nominato a novembre 2017 a sua insaputa, proprio come gran parte dei dipendenti comunali erano stati inseriti nelle rendicontazioni senza esserne nemmeno informati. “Ho già chiesto la revoca. L’ho scoperto per caso all’inizio di gennaio 2018 ”, dice Beco. In queste condizioni, come avrebbe potuto controllare?

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
“Il monitoraggio ed il controllo amministrativo-contabile della documentazione che afferisce al suddetto progetto è stato effettuato già a partire dall’annualità 2012/2013 da collaboratori dedicati a tali attività e non dal Sig. Michele Murante. È necessario inoltre evidenziare che il controllo da parte del Servizio Centrale della documentazione trasmessa dagli Enti titolari non consente di rilevare irregolarità come quelle riportate nell’articolo de “Il Fatto Quotidiano.it” in quanto tutte le verifiche di regolarità e/o irregolarità sono focalizzate su coerenza/incoerenza, corrispondenza/non corrispondenza di dati e informazioni rilasciate dall’Ente nella fase progettuale e quelli/e dichiarati nelle successive fasi di rendicontazione. Tutte le decisioni di carattere organizzativo e procedurale non sono mai state assunte dal Sig. Murante all’interno della Divisione del Servizio Centrale in quanto a quest’ultimo non sono mai stati affidati incarichi di tale responsabilità”.
Ufficio stampa Servizio Centrale Sprar
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