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Parma capitale della cultura, la strategia vincente di Pizzarotti: il dialogo col Pd e l’alleanza con Reggio Emilia e Piacenza

Il progetto è stato premiato per la sinergia tra pubblico e privato: "Appena eletti abbiamo chiesto l’appoggio di tutti - spiega il sindaco - parlare con gli altri non è un inciucio". Ora la nuova sfida politica: con il primo cittadino di Cerveteri, Alessio Pascucci, l'ex 5 Stelle è stato nominato coordinatore nazionale de 'L’Italia in comune', che potrebbe già correre con qualche lista civica nel 2018 e sicuramente alle regionali del 2019
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A sei mesi dall’inizio del suo secondo mandato da sindaco, Federico Pizzarotti brinda di nuovo con la “sua” Parma nominata a capitale della cultura 2020. “Sono più emozionato oggi del giorno delle elezioni. Mi avete lasciato senza parole. Abbiamo una grande possibilità”, ha commentato a caldo il primo cittadino ex Cinque stelle che lo scorso giugno è stato rieletto alla guida del Comune con la sua lista civica Effetto Parma. Soltanto nel 2012, quando Pizzarotti era salito sullo scranno più alto del Municipio, per Parma sembrava che la fine fosse già scritta: sommersa dai debiti e con il Comune che rischiava il default. A distanza di sei anni, nella città di Verdi e della lirica suona tutta un’altra musica. Pizzarotti è diventato nel frattempo un civico, e messaggi di congratulazioni arrivano da ogni parte, cittadini, imprenditori e politici di casacche diverse. Gioisce l’acerrimo rivale del sindaco, il senatore Pd Giorgio Pagliari, così come il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, che non ha mai nascosto i buoni rapporti con l’amministratore ex grillino, e persino le vicine Reggio Emilia e Piacenza.

Il tentativo di far diventare Parma capitale della cultura Pizzarotti e i suoi lo avevano fatto già nel 2016, quando ancora sul municipio emiliano sventolava la bandiera dei Cinque stelle. Forse anche per questo l’incoronazione di venerdì del ministro alla Cultura Dario Franceschini è stata per Pizzarotti una soddisfazione ancora più grande: come per il secondo mandato amministrativo, ancora una volta il successo è suo e della sua squadra. Tanto che alla luce di come sono andate le cose, qualcuno tra i Cinque stelle potrebbe essersi pentito di essersi lasciato scappare, ormai più di un anno e mezzo fa, il primo cittadino emiliano. “Ho immaginato che un pensiero in questi giorni in cui le cose per loro non vanno benissimo, abbia toccato anche a qualcuno di loro – dice Pizzarotti a IlFattoQuotidiano.it – come ho detto tante volte, seduto in riva al fiume si vede passare tanta gente. Ma a maggior ragione, anche per quello che sta succedendo, adesso sono sempre più convinto delle mie scelte: quello non era il mio posto”.

Di sassolini nelle scarpe Pizzarotti se ne sta già togliendo, guardando dalla finestra del palazzo comunale quello che succede a Roma, soprattutto con l’ultimo scandalo delle mancate restituzioni dei parlamentari Cinque stelle esploso nei giorni scorsi. Per questo giro di politiche starà a guardare, ma intanto è già al lavoro per il futuro. Insieme al primo cittadino di Cerveteri, Alessio Pascucci, è stato nominato coordinatore nazionale del “partito dei sindaci”, quello che ora si chiama L’Italia in comune, ma che presto diventerà un vero e proprio partito che potrebbe già correre con qualche lista civica nel 2018 e sicuramente alle regionali del 2019. “In questo nuovo movimento ci sono molti dei valori che nei Cinque stelle sono stati disattesi – chiarisce Pizzarotti – il tema è quello della buona amministrazione che tiene conto della realtà”.

Le critiche di scendere a compromessi e dialogare con altri amministratori che al tempo dei Cinque stelle gli venivano mosse, sono state in realtà il punto di forza anche per raggiungere il traguardo della nomina di Parma capitale della cultura. Il progetto infatti è stato premiato proprio per la sinergia tra pubblico e privato, che si è tradotta in un insieme di trentadue iniziative tra produzioni, cantieri, rassegne sotto il claim “La cultura batte il tempo”. La spinta al Comune l’hanno data molte forze cittadine, a partire dal gruppo di imprenditori e imprese “Parma io ci sto” e l’Università.

“Appena eletti abbiamo chiesto l’appoggio di tutti, volevamo vincere”, ammette Pizzarotti insieme all’assessore alla Cultura del Comune Michele Guerra. Senza dimenticare l’accordo con l’area vasta emiliana. Perché, almeno sulla carta, vince la città di Parma, ma vince anche tutta l’Emilia: pochi giorni fa infatti in un comunicato congiunto l’amministrazione di Parma e le vicine Piacenza e Reggio Emilia, anch’esse in corsa per il titolo, avevano giurato che chiunque avesse vinto, avrebbe dato una mano alle altre città collaborando per avere risultati comuni in termini di turismo. “Lavoreremo insieme sull’area vasta della Destinazione turistica Emilia – ha confermato Pizzarotti – parlare con gli altri è quello che un buon amministratore deve fare. Non è un inciucio, ma è collaborare per un obiettivo comune, per il territorio. Penso che i risultati si stiano già vedendo”.

Alla città ducale arriverà un milione di euro, ma più di 5 saranno quelli che investirà il Comune. E poi ci sarà il “ritorno d’immagine”, pregusta il sindaco, anticipando che molto ruoterà intorno all’Ospedale Vecchio, monumento dell’Oltretorrente simbolo di Parma, che la sua giunta è riuscita a strappare a una privatizzazione decisa dagli amministratori precedenti e che oggi è stato riqualificato e restituito al pubblico. “Altro obiettivo – conclude – sarà quello di un biglietto unico per i musei, per valorizzare i monumenti che abbiamo e favorire il circuito turistico”.

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