Altro che “spezzatino autostradale”, come molti temevano diventasse il percorso tra Tarquinia e Rosignano, 200 chilometri in faccia al Tirreno tra l’alto Lazio e la Maremma toscana, in una delle zone più pregiate d’Italia da un punto di vista turistico e ambientale. Stanno facendo di peggio: il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, l’Anas, l’azienda statale delle strade, e la Sat, la società autostradale del gruppo Benetton che vorrebbe costruire la futura autostrada, stanno cucinando un fritto misto che si annuncia indigesto. Breve riassunto delle puntate precedenti: dopo quasi mezzo secolo di tentativi abortiti per l’autostrada, osteggiata da molti sindaci e cittadini di quelle zone, qualche mese fa il ministro Delrio sembrava aver messo un punto fermo. Aveva fatto sapere che andando da sud a nord l’autostrada dopo la barriera di esazione di Tarquinia avrebbe proseguito per un’altra cinquantina di chilometri fino ad Ansedonia, al confine con Orbetello. Qui nuova barriera e da lì in poi niente autostrada per 160 chilometri fino a Rosignano, ma una strada statale non a pagamento però praticamente rifatta e migliorata dall’Anas. A Rosignano nuova barriera e di nuovo autostrada a pagamento. Era una soluzione per modo di dire, uno spezzatino, appunto, tra stazioni di pedaggio a ripetizione, pezzi di autostrada e pezzi di statale. Ma attingendo informazioni ufficiali al ministero e all’Anas si scopre che non è stato ancora toccato il fondo del barile.
Pubblica, anzi privata
Grazie a ministero dei Trasporti, Sat e Anas l’Aurelia è diventata un caso sé, una strada dalle caratteristiche uniche al mondo: è nello stesso tempo e sullo stesso tracciato un po’ statale e un po’ no. Quasi nessuno lo sa, ma è così da mezzo secolo. Tutto discende da un atto del 23 ottobre 1969 con cui l’Anas affidava a Sat la concessione sull’Aurelia per la costruzione dell’autostrada. La nuova autostrada, in sostanza, sarebbe stata né più né meno che la vecchia statale Aurelia privatizzata e allargata, rimessa a posto e sottoposta a pagamento. Nel frattempo è rimasta in un limbo peggiorando anno dopo anno fino a diventare una delle strade più malandate d’Italia perché gli interventi di manutenzione non sono stati fatti o sono stati ridotti al minimo. Sapendo che quella statale era statale per modo di dire in attesa di diventare autostrada, l’Anas l’ha in pratica lasciata a se stessa.
La svolta, o forse no
Ora, invece, in base a quanto Delrio ha promesso, l’Aurelia da Orbetello fino a Rosignano dovrebbe diventare statale a tutti gli effetti e proprio l’Anas dovrebbe fare i lavori per allargarla nei punti necessari riammodernandola. Ma sorge un problema enorme: come fa l’Anas a intervenire se la concessione di 49 anni fa prevede che la costruzione della nuova Aurelia sia in capo a Sat? Nel frattempo, a maggio 2010, quella concessione è stata rinnovata ancora a Sat senza gara per la bellezza di altri 18 anni dal 2028 al 2046. Considerando tutte le incongruenze di questo strambo caso, il parlamentare europeo Sergio Cofferati ha chiesto alla Commissione se non era il caso di annullare la concessione a Sat. La Commissaria europea per il mercato interno, la polacca Elzbieta Bienkowska, gli ha risposto che “la concessione autostradale a Sat è oggetto di una procedura di infrazione“. La questione è attualmente pendente dinanzi alla Corte di giustizia europea. Insomma, un garbuglio incredibile che dalla Toscana all’Italia ora lambisce Bruxelles.
Con ottimismo l’Anas di recente inglobata dalle Fs fa sapere al Fattoquotidiano.it che “i tratti la cui realizzazione si prevede in capo ad Anas risulteranno di competenza di quest’ultima società”. Come, quando? La stessa Anas ammette però che non c’è un programma di interventi, non un soldo stanziato. Interrogato, il ministero pattina: riconosce che se è l’Anas che deve rimodernare l’Aurelia “occorre rimodulare la convenzione tra il ministero e la Sat e il relativo Piano economico finanziario, che dovranno essere sottoposti a diversi passaggi per l’approvazione, dal Cipe alla Commissione europea”. Tempi lunghi, esiti incerti, altri contenziosi sicuri e altro pane per gli avvocati.
Il tratto d’avanzo
E non è finita, perché tanto per non farsi mancare nulla stanno inventando altre stramberie. Dopo aver annunciato che andando da sud a nord l’autostrada si sarebbe fermata con il lotto 5A ad Ansedonia, ora al Fatto anticipano che invece proseguirà un altro po’ mangiando un pezzo del lotto successivo, il 5B, 24 chilometri tra Ansedonia e Fonteblanda. Per 6 chilometri, nel tratto tra Ansedonia e Orbetello Scalo, quel pezzettino di Aurelia è stato dichiarato “funzionale e di adduzione all’autostrada”. Quindi non sarà autostrada, ma nemmeno statale, resterà in gestione alla Sat, ma non sarà sottoposto a pedaggio. Con quale logica? Perché 6 chilometri e non 2 o 15 o 20? Così, sennò ci si annoia.