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Elezioni Politiche 2018

Elezioni, è corsa al voto utile: il centrodestra cresce al Nord, il M5s al Sud. E 69 collegi decidono se ci sarà maggioranza

L'analisi di dati, proiezioni e supermedie di Rosatellum.info, la piattaforma di Quorum/Youtrend per Reti. Al Nord è quasi cappotto, a parte alcune aree urbane. Le Regioni rosse non esistono più: ormai è un fortino di resistenza tra Firenze e Bologna. Sud campo di battaglia finale (qui 43 collegi con distacchi inferiori al 5%). E infine i candidati illustri: Sgarbi in vantaggio su Di Maio, Esposito perde a Torino col M5s, Fico vince a Napoli, la Bonino e Gentiloni resistono a Roma, Casini blindato, Renzi e Boschi senza problemi. Anche se a Arezzo il centrosinistra va alla grande

Il Nord dominato dal centrodestra con sempre meno eccezioni. Le cosiddette Regioni rosse ridotte a un ultimo, valoroso, fortino di resistenza del Partito democratico. Il Sud, infine, un enorme campo di battaglia in cui ogni voto strappato dalle destre ai Cinquestelle e dai Cinquestelle alle destre può essere decisivo per accendere il jackpot completo o al contrario fermare l’onda cavalcata da Berlusconi, Salvini, Meloni e dai loro mini-alleati. I dati e le infografiche di Rosatellum.info – la piattaforma elaborata da Quorum/YouTrend per Reti – spiegano che i collegi che possono determinare una maggioranza già il 5 marzo o lasciare tutto alla lotteria delle consultazioni sono in tutto 78 alla Camera e 40 al Senato. Sono quelli che vengono definiti “incerti” dagli esperti di Quorum e YouTrend, vale a dire i collegi uninominali (quelli in cui basta un voto in più per essere eletto) nei quali lo scarto tra il primo candidato e i suoi inseguitori è inferiore al 5 per cento. Ma di quei 78, il centrodestra è in corsa in 69: è lì che si decide se ci sarà una maggioranza. Da Rovereto a Corigliano Calabro, dai collegi urbani di Roma a quelli di Napoli, dalla Gallura al Sud della Sicilia, ma soprattutto lungo la dorsale adriatica, dalla zona meridionale delle Marche fino all’ultimo lembo della Puglia.

E infine i dati sui candidati illustri: c’è chi arriva da destra e beneficia dell’ultima ridotta delle “terre rosse”, come Beatrice Lorenzin, c’è qualche leader in difficoltà come Luigi Di Maio che deve rincorrere (anche se di poco) Vittorio Sgarbi ad Acerra o ancora chi fa fatica, come Marco Minniti a Pesaro, contro un avversario che quasi non esiste più, Andrea Cecconi, cioè il “caso alfa” del caos rimborsi del M5s.

Tutti questi dati sono elaborati da Rosatellum.info con la supermedia dei sondaggi di queste settimane, aggiornati al 9 febbraio (che non si discostavano di molto rispetto a quelli usciti a ridosso dallo stop della diffusione dei dati fino alle elezioni). Già la cartina dell’Italia parla più di decine di ragionamenti, almeno sul dato macro. Si riferisce ai collegi uninominali, che assegnano un terzo dei seggi di Camera e Senato, ma è indicativo per vedere come si distribuiranno i voti sul territorio anche per la parte proporzionale che invece assegna il resto dei seggi, la maggioranza.

I colori si riferiscono naturalmente ai tre poli principali: rosso per il centrosinistra (Pd e i tre alleati), blu per il centrodestra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e alleati), giallo per il M5s. La tonalità indica il vantaggio che ogni polo ha sull’immediato inseguitore: dal più chiaro al più scuro si tratta di seggi “incerti” (con un distacco sotto al 5 per cento), “tendenti” (tra 5 e 10 per cento) e “probabili” (cioè oltre il 10 per cento, in sostanza quasi certi).

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