Vince sempre lui. Il politico più odiato e insultato sui social è Silvio Berlusconi. A ridosso seguono comunque Matteo Renzi e Matteo Salvini. Lo ha scoperto la D-Link, un’azienda leader nel settore della tecnologia wireless e del networking, dopo un’accurata indagine su quasi 2 milioni di contenuti web, tra tweet, post e commenti, pubblicati dal 1 gennaio al 12 febbraio 2018, e legati alle elezioni politiche del 4 marzo prossimo.

Il leader di Forza Italia è infatti destinatario del 23% degli insulti personali online, seguito da Salvini e Renzi entrambi al 21%. Ci si accanisce meno su Luigi Di Maio e Pietro Grasso (rispettivamente a quota 11% e 8% delle ingiurie). La classifica invece si ribalta se ad essere analizzato è l’astio verso i partiti politici. Da questa prospettiva l’accanimento è indirizzato maggiormente verso il Pd (39%), poi al Movimento 5 Stelle (34%). A seguire, ma molti staccati, la Lega Nord (12%), CasaPound (5%) e, per ultima, Forza Italia con il 4%.

Prendendo come base solo i commenti con insulti e volgarità, l’identikit dell’elettore più “arrabbiato” risulta un uomo (68% contro il 32% delle donne) che vive nel Lazio (che nonostante produca meno contenuti in termini assoluti, precede la Lombardia). Facendo, invece, un rapporto su tutti i contenuti su base regionale i più scontenti risultano gli abitanti del Centro Nord con in vetta l’Emilia Romagna (29% i contenuti “negativi” rispetto al totale di quelli prodotti), seguono la Toscana (28%), il Lazio (26%), la Lombardia e il Piemonte (a 25%).

Tra i quasi 2 milioni di contenuti analizzati, perlopiù messaggi verso i candidati, i partiti o verso altri elettori, emerge come il 38% di questi (circa 750.000) è connotato da negatività e ben 135.000 contengono volgarità o insulti espliciti. I messaggi che augurano la morte (o minacciano di uccidere) sono più di 15.000, quelli che contengono riferimenti alla violenza quasi 19.000. Solo l’11% dei contenuti è etichettabile come positivo. D-Link ha fornito al fattoquotidiano.it anche la classifica delle parole volgari e degli insulti più pubblicati e condivisi online. La sfida è vinta da “cazzo” con 12.884 apparizioni; a pochissima distanza il ceppo legato all’augurio di passare a miglior vita “Muori/morite/morire” (12.844); al terzo posto la sempiterna, anzi il sempiterno epiteto “merda” (9.821); quarto “schifo” (9.025); quinto il florilegio cattolico “Dio-Gesù-Cristo-Madonna” (7.153); infine a scorrere verso il basso “coglione” (5.935), “ladr*” (4.375), “Troia/Puttana” (2.525), “stronzo” (1.406), “bastard*” (844).

I momenti più critici della campagna elettorale, con relativi picchi verso l’alto di insulti sono stati: il 4 gennaio (sacchetti bio); 10 gennaio (Berlusconi supporta la candidatura di Attilio Fontana a governatore della Lombardia); 18 gennaio (cambio del simbolo M5s); 29 gennaio (presentazione delle liste); 3 febbraio (fatti di Macerata); 12 febbraio (il caso del Museo Egizio). “Questi dati sono drammatici perché evidenziano come si stia diffondendo una dialettica della violenza che viaggia soprattutto online. Ormai non è più possibile fare a meno di internet ma proprio per questo bisogna capire che non ci può più essere distinzione tra un comportamento online e offline, le conseguenze sono sempre reali”, ha dichiarato Stefano Nordio, vice presidente D-Link Europe. A seguito dell’indagine online, la D-Link ha voluto lanciare anche un hashtag – #ConnettitiResponsabilmente – per promuovere un utilizzo responsabile della connettività e incentivare un comportamento positivo online.

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