“Partendo spesso si perdono punti di riferimento e ci si specchia in occhi nuovi. Nuove persone, culture, e soprattutto una nuova lingua”. Chiara Giglioli ci ha raccontato il suo Erasmus Mundus
Chiara Giglioli ha 24 anni, e attualmente lavora come professoressa in un liceo privato modenese. E’ proprio a Modena che ci incontriamo, dove lei è nata e cresciuta. Per la nostra rubrica #Europainvaligia di Scambieuropei, le chiediamo di raccontarci la sua esperienza all’estero.
Tra il 2014 e il 2016, infatti, Chiara ha completato il suo Master partecipando al programma Erasmus Mundus, promosso dalla facoltà di Bologna. Il suo percorso di laurea specialistica si è diviso quindi in un primo anno a Strasburgo (Francia) e sei mesi a Salonicco (Grecia), per concludere con la stesura della tesi a Bologna. E’ difficile iniziare a descrivere un’esperienza come la sua. Forse l’unica strada sicura è iniziare dalle risposte, più che le domande.
Perché partire vuol sempre dire mettersi in discussione e trovare delle risposte… ma spesso, o quasi mai, alle domande che si pensava fossero quelle giuste.
“Chi sono io? Come sono fatta?”: questo è l’interrogativo contro cui Chiara si è scontrata a Strasburgo, la sua prima volta all’estero. Una domanda elementare, all’apparenza. Non mancano i riferimenti alle situazioni comiche che inevitabilmente si creano. Ad esempio quando all’estero riconosci il tuo primo, enorme, limite: la lingua. Per chi non lo sapesse: il verbo “baiser” in francese significa letteralmente “baciare”. Il vero problema, è che viene usato per intendere ben di più… dopo tre settimane in Francia, anche Chiara l’ha scoperto!
Quasi superfluo ma sempre di tendenza, il tridente magico degli stereotipi italiani per eccellenza: mafia, spaghetti (ebbene sì, la pizza è già troppo internazionale), e ovviamente Berlusconi. Essere italiano, però, aiuta fin da subito a risultare simpatico. “E’ una carta bella da giocare, d’istinto stai simpatico alla gente”, dice Chiara, che ci mostra senza remore la sua vena patriottica.
Senza alcuna intenzione di perdere la sua identità, è ancora molto curiosa riguardo la scoperta dell’Europa. Soprattutto nei confronti delle lingue, che lei ritene essere il filo conduttore di una cultura. La sua esperienza, infatti, non si è limitata a un anno e mezzo tra Francia e Grecia. Chiara ha passato anche un mese a Madrid per imparare lo spagnolo. Praticamente, un tour del Mediterraneo.
Nonostante l’amore per l’Italia, ammette di aver sempre avuto dentro di sé una vena francese. Moda, vernissage, arte… tutto faceva già parte dei suoi interessi e la sua personalità. Un’abitudine che si è portata con sé oltre la frontiera, sono sicuramente gli orari cambiati. Non le dispiace cenare un po’ prima, avere un ritmo un po’ anticipato, come in Francia.
Insomma, capiamo che le ha provate un po’ tutte per stabilizzarsi: la domenica in Francia con tutti i supermercati chiusi, e invece il gyros sotto casa in Grecia aperto fino a tardi. A partire dal cibo, per finire agli aspetti più quotidiani della vita, come stabilire delle relazioni interpersonali, le differenze da affrontare non sono poche. Ma arricchenti, sicuramente sì. Per lei, l’Italia si trova in perfetto equilibro tra la Francia e la Grecia. Mentre i francesi risultano più “freddi” e formali, i greci sono fin troppo gentili e disponibili.
Tanto che ti viene da pensare – dice – ma cosa vuole questo in cambio? “Assolutamente niente, però il dubbio ti viene. Sono loro, sono fatti così”. Adattamento e tolleranza, quindi, come pregi acquisiti da questa esperienza. Sebbene alcune cose restino inspiegabili, il passo avanti è riuscire ad accettarle per come sono, a comprendere lo scarto culturale.
Tanto, se è vero che gli stereotipi non decretano la verità assoluta, sono comunque validi per tutti: e sì, Chiara ci conferma che i francesi hanno spesso la cosiddetta “puzza sotto il naso”. Allo stesso tempo, però, se riesci a farci amicizia restano una garanzia per la vita. Questo se paragonati a rapporti più latini e “festaioli”, come può essere in Spagna o Grecia.
La verità sta nel mezzo, come si suol dire. E per Chiara, l’Italia resta sempre il Paese più equilibrato. La Terra dei Cachi de “Italia sì, Italia no” sembra sfoderare le sue doti migliori proprio nella neutralità. Chiaramente il suo è un giudizio di parte, ma ricorda sempre con piacere il suo arrivo in Italia rientrando dall’estero. Nell’istante in cui arrivava in aeroporto: “Posso lasciarmi andare, – pensava – posso essere me stessa in casa mia”.
E ora? “Ora la vita mi ha portato a rimanere in Italia, ma non mi dispiacerebbe in futuro poter tornare all’estero. E’ sempre molto emozionante, e ti mette ogni volta alla scoperta di te stesso”.