Raffaele Russo, il figlio Antonio, 25 anni e il nipote Vincenzo Cimmino, 29 anni si trovavano nella zona di Tecalitlan, nello Stato di Jalisco, terra dei narcos. Secondo la famiglia non avevano alcun contatto con organizzazioni criminali. Fino ad ora non è arrivata alcuna richiesta di riscatto
Secondo i familiari sono stati rapiti, anche se a oggi non è stato chiesto alcun riscatto, ma la verità è che non c’è alcuna traccia dei tre napoletani scomparsi in Messico il 31 gennaio scorso, il 60enne Raffaele Russo, il figlio Antonio, 25 anni e il nipote Vincenzo Cimmino, 29 anni. I tre si trovavano nella zona di Tecalitlan, nello Stato di Jalisco, terra dei narcos.
La Procura di Roma ha avviato un fascicolo di indagine, al momento senza ipotesi di reato. L’inchiesta è affidata dal procuratore Giuseppe Pignatone al sostituto Sergio Colaiocco. Una pista, però, porta alla polizia locale che alla famiglia ha dato più versioni. Tra l’altro il quotidiano Il Mattino ha diffuso l’audio dell’ultima telefonata dei due ragazzi, durante la quale dicono di essere stati avvicinati da una volante della Polizia messicana che avrebbe intimato loro di seguirli. Da quel momento nessuno li ha più sentiti. Alla famiglia le autorità messicane non hanno fornito alcuna informazione e neppure la polizia ha saputo giustificare il cambio di versione su quanto avvenuto ai due ragazzi.
LA SCOMPARSA – Raffaele Russo vendeva in strada capi di abbigliamento acquistati a Napoli, i due ragazzi l’avevano raggiunto, per lavorare lì, appena cinque giorni prima di scomparire. Il primo di cui si sono perse le tracce è stato proprio il 60enne che, nel primo pomeriggio del 31, è uscito dall’albergo Fuerte Real di Ciudad de Guzman. Da quel momento di lui non si è saputo più nulla. Il figlio e il nipote lo hanno cercato, ma il suo telefono non dava segni di vita. In Messico vivono altri due figli di Raffaele Russo, Francesco e Daniele, ma in quelle ore si trovavano in un’area più lontana rispetto a quella dove è scomparso il padre. Così hanno chiesto ad Antonio e Giuseppe di iniziare a cercarlo. I due ragazzi hanno seguito il segnale del Gps dell’auto noleggiata dal 60enne ma, giunti nella posizione segnalata non hanno trovato né lui, né l’auto. Hanno anche chiesto in giro se qualcuno l’avesse visto, ma nessuno ha saputo fornire informazioni utili.
Ed è a quel punto che è accaduto qualcosa di strano. Durante la ricerca, Antonio e Giuseppe si sono fermati a fare benzina ad un distributore e sono stati avvicinati da alcuni poliziotti a bordo di due moto e un’auto, che hanno intimato loro di seguirli. Da quel momento sono scomparsi nel nulla.
LE PISTE – La famiglia è in contatto con la Farnesina, che ha già chiesto sul caso la massima discrezione. Oltre a essere un feudo dei narcotrafficanti, l’area dove sono scomparsi i tre italiani è tristemente nota anche per i numerosi rapimenti che vi si verificano. È accaduto anche ad alcuni conoscenti di Russo in Messico. Ecco perché in un primo momento la famiglia non ha avuto dubbi. Si aspettava la richiesta di riscatto, che però non è mai arrivata. Riguardo alla criminalità locale e a presunti legami con l’ambulante, i familiari dell’uomo hanno spiegato agli inquirenti che il 60enne non aveva mai avuto rapporti con organizzazioni criminali. A questo punto, anzi, tra le ipotesi c’è anche quella secondo cui l’uomo abbia potuto dare fastidio a qualcuno con la sua attività di ambulante. A preoccupare ancora di più però è l’ultima telefonata dei due ragazzi e l’intervento della polizia.
L’ULTIMA TELEFONATA – Il quotidiano Il Mattino ha pubblicato l’audio della conversazione tra Antonio e Daniele, nel corso della quale il 25enne spiega al fratello che stanno seguendo la polizia che li ha appena fermati al distributore di benzina. Tornato in Italia, Daniele ha raccontato anche di aver ricevuto una serie messaggi Whatsapp dal fratello. Poi più nulla. I telefoni dei due ragazzi sono risultati spenti e di loro si sono perse le tracce. A quel punto Daniele e Francesco sono tornati in albergo, a Ciudad Guzman e hanno cominciato a contattare la polizia di Tecaltitlan. In un primo momento le autorità hanno detto che Antonio e Vincenzo erano stati arrestati e che stavano andando in ufficio, mentre non avevano informazioni su Raffaele Russo, ma in una seconda telefonata la loro versione è cambiata e la polizia ha negato di aver arrestato i due ragazzi. Il sospetto, allora, è che nella scomparsa sia coinvolta proprio la polizia messicana o, almeno, la parte corrotta che spesso ha agito affiancando i narcos dei cartelli della droga.