Riscrivere le accuse a carico dei pm di Napoli, Henry John Woodcock e Celeste Carrano. Il motivo? Va specificato meglio quale sia “la grave scorrettezza” che avrebbero commesso durante l’interrogatorio di Filippo Vannoni, presidente di Publiacque Firenze , ex consigliere di palazzo Chigi poi finito indagato nell’inchiesta Consip. È la decisione messa dalla dalla sezione disciplinare del Csm nel procedimento contro i due sostituti napoletani. Palazzo dei Marescialli ha incaricando il procuratore generale della Cassazione, titolare dell’azione disciplinare sui magistrati, di provvedere in tal senso.
Il Csm ha dunque ritenuto che su questo punto l’accusa fosse troppo generica. Un’obiezione che era stata sollevata dalla difesa dei due magistrati: l’ex procuratore di Torino, Marcello Maddalena per Woodcock e il procuratore di La Spezia, Antonio Patrono, per Carrano. I due avevano chiesto al tribunale delle toghe di andare oltre, dichiarando la nullità dell’accusa.
La sezione disciplinare ha scelto invece la via di una “precisazione” , “necessaria“, come scrive nella sua ordinanza per “valutare l’ammissibilità e la rilevanza delle prove richieste”. Per la difesa dei due pm, Vannoni “non è affidabile“. “Da anni Woodcock non fuma più” e questo rileva sulla “credibilità di Vannoni” ha detto il Maddalena a proposito di quanto aveva raccontato il manager toscano sul suo interrogatorio, quando mesi dopo era stato sentito dai pm romani. All’inizio dell’interrogatorio del consigliere di Palazzo Chigi Filippo Vannoni, il pm di Napoli Henry John Woodcock lo invitò “a guardare dalla finestra il carcere di Poggioreale, chiedendogli se volesse fare una vacanza“, ha scritto dunque il pg della Cassazione, Mario Fresa, nell’integrazione delle accuse al pm napoletano. Woodcock, scrive ancora Fresa, mostrò anche a Vannoni “dei fili che gli disse essere microspie, facendogli percepire, senza che ciò corrispondesse al vero, di essere intercettato”.
Il procedimento ripresenderà il prossimo 15 marzo quando saranno sentiti una serie di testimoni. La Sezione disciplinare del Csm ha accolto anche la richiesta dell’accusa di sentire il pm di Napoli, Nunzio Fragliasso, all’epoca dei fatti contestati a capo della procura come reggente, e la giornalista di Repubblica Liana Milella per mettere a confronto le loro dichiarazioni ritenute non collimanti sui tempi di un colloquio telefonico tra la cronista e Woodcock. Non saranno invece ascoltati, come aveva chiesto la difesa, i pm romani dell’inchiesta Consip Paolo Ielo e Mario Palazzi e nemmeno l’attuale procuratore di Napoli, Giovanni Melillo.
Al termine di una lunga camera di consiglio, il tribunale delle toghe ha invece respinto invece altre istanze avanzate dalla difesa,che aveva posto un’eccezione di incostituzionalità rispetto alla mancanza di un divieto per chi siede nella Sezione disciplinare di far parte anche della prima commissione del Csm: è la stessa che si sta occupando di Woodcock sempre in relazione all’inchiesta Consip. La difesa aveva chiesto che per lo meno si astenessero due dei giudici disciplinari che di quella Commissione fanno o hanno fatto parte. La Sezione disciplinare ha ritenuto “manifestamente infondata” la questione di illegittimità costituzionale e ha escluso l’esistenza di “gravi ragioni di convenienza” che imponessero l’astensione di due suoi componenti: Antonio Leone, che è il presidente della prima commissione e Luca Palamara, che della stessacommissione ha fatto parte.