Assegno mensile per i figli a carico, aumento delle indennità di accompagnamento, copertura dei costi di asili nido e baby sitter, estensione degli 80 euro alle partite Iva, allargamento del Reddito di inclusione, interventi per le periferie e per l’efficientamento energetico, riduzione dell’Ires e dei contributi per i lavoratori a tempo indeterminato. Sono i pezzi forti del programma del Pd, che secondo l’Osservatorio conti pubblici “comporta misure espansive per un totale di 38 miliardi” (1,9 per cento del Pil). A parte il fatto che alcuni punti sono “troppo generici per essere quantificati”, sottolinea l’analisi, “non sono previste coperture sufficientemente definite”. “Al tempo stesso, il Partito Democratico, pur non avendo indicato in modo preciso i propri obiettivi di finanza pubblica per i prossimi anni, ha reso pubblico un piano di rientro dal debito: il rapporto tra debito e Pil (dal 131,6 per cento del 2017) raggiungerebbe il livello del 118 per cento del Pil al 2022 e il 100 per cento del Pil nel 2029“. Ma, anche in questo caso, gli andamenti macroeconomici sono assai ottimistici: il differenziale tra tasso di interesse sul debito e tasso di crescita in particolare “diventerebbe negativo per la prima volta in vent’anni“. In compenso il deficit si ridurrebbe troppo lentamente, non rispettando i vincoli europei né quello del pareggio di bilancio inserito nella Costituzione. Con numeri più realistici e in assenza di ulteriori coperture, “il debito pubblico arriverebbe al 134,8 per cento del Pil nel 2022 dal 131,6 per cento del 2017. L’effetto cumulato sul debito della mancanza di adeguate coperture ammonterebbe nel quinquennio a 122 miliardi di euro, compresi gli interessi sul maggiore debito”. 

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