Siamo tutti allarmati, riempiamo pagine per illustrare la nostra vita che scorre nel pericolo quotidiano. Allarme sicurezza ogni giorno e da tutte i canali. L’ansia sale e il vento elettorale spira così forte perché la questione divenga ossessione collettiva. Ora se è vero che i reati sono statisticamente diminuiti, è indiscutibile che molti di essi non trovano sanzione. Sono quei delitti comuni, classificati come micro ma che offendono in misura macro, a indispettirci. Il truffatore di strada, il ladro, il violento, l’inzozzatore seriale, il barbaro alla guida. Spesso non capiamo perché, seppur colti in flagranza, non possano essere consegnati al carcere. O ci chiediamo perché quel tizio con quella mole di precedenti penali sulle spalle fosse a piede libero.

Il problema è che le carceri sono piene, non è bastata l’ultima riforma che aveva già alleggerito la pressione facendo uscire dalle celle, o mai entrare, un buon numero di condannati. Sono di nuovo tornati a circa ottomila i detenuti in sovrannumero. Dunque che si fa? Viene innalzato da tre a quattro anni il tetto della condanna che permetterà a chi la subisce di evitare la cella. Si potrebbe tagliare la testa al toro ed eliminare i reati.

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