L’inchiesta di FanPage, cui va il nostro plauso e la nostra totale solidarietà, attesta che nulla è cambiato per il turpe traffico di rifiuti industriali che, anzi, è aumentato di almeno 5 volte in base ai dati Ispra rispetto agli anni Novanta della “munnezza è oro” di Nunzio Perrella.
Non ci ha stupito affatto l’estrema facilità e addirittura l’evidente “rispetto” come “competente tecnico” con il quale l’ex boss Nunzio Perrella ha ricominciato a tessere la sua turpe “tela imprenditoriale” e le numerose “richieste” da parte del mondo industriale giunte immediatamente al suo telefono con le stesse e immutate modalità operative (truffa del “giro bolla”) che avevano caratterizzato il periodo d’oro degli smaltimenti illeciti degli anni Novanta. Periodo d’oro, ma non certo il più lucroso: il più lucroso infatti è quello che stiamo vivendo oggi come, da soli, ripetiamo ormai da alcuni anni.
Da un punto di vista tecnico risulta chiarissimo, sin dalle prime puntate della inchiesta di FanPage, che la richiesta di smaltimento illecito resta elevatissima e addirittura in incremento per alcune tipologie di rifiuti speciali pericolosi come i fanghi di depurazione anche perché mancano completamente, soprattutto (ma non solo) in Campania, idonei impianti di smaltimento a norma. E non lo decide Nunzio Perrella, lo dichiara la relazione Ispra 2017 sui rifiuti speciali.
Dagli anni Novanta ad oggi, eravamo e restiamo l’unica regione in Europa ad avere tragicamente zero in tutte le caselle Ispra di impiantistica a norma per il corretto smaltimento di qualunque tipo di rifiuto – speciale, industriale e tossico intra-regionale, a cominciare dai pericolosi rifiuti ospedalieri compresi i radioattivi. Nulla quindi poteva e può cambiare come “richiesta di mercato” da parte degli industriali criminali che vogliono risparmiare su costi di gestione elevatissimi per i conseguenti obblighi di smaltimento extraregionale: così avviene da sempre, ad esempio, per i rifiuti ospedalieri campani.
Soltanto noi, medici e scienziati Isde, lo andiamo ripetendo in tutte le sedi istituzionali, Parlamento compreso, e siamo sempre stati non ascoltati, sottostimati e/o addirittura denigrati dalla politica che non ci considera interlocutori “scientificamente degni” dalle istituzioni locali. L’inchiesta di FanPage rende più chiaro il perché veniamo esclusi ormai da anni da qualunque tavolo tecnico istituzionale, sia pure, come sempre, a titolo gratuito.
Da un lato ne siamo orgogliosi, dall’altro riconosciamo che la nostra assenza ai tavoli tecnici priva non solo il dibattito scientifico di interlocutori terzi e indipendenti altamente qualificati ma mette a grave rischio la salute pubblica dal momento che l’eccesso irrazionale ed antiscientifico di “negazionismo” si configura come complicità e non semplice sottovalutazione o omissione scientifica.
Come ben prima dell’inchiesta di FanPage abbiamo dichiarato, l’attuale impegno delle istituzioni sulla Terra dei Fuochi è sempre efficace e determinato solo sugli “ultimi anelli della catena” (i piromani finali) e sulle “vittime” dei rifiuti tossici (pummarole e mozzarelle) ma mai sugli “assassini” veri dei nostri territori: rifiuti speciali, industriali e tossici e manufatti prodotti in nero (scarpe, borse e vestiti).
Riteniamo che come unica e concreta “dichiarazione di presunzione di innocenza” da parte della politica che si mostra invece partecipe alla “mensa” di questo crimine di azienda, come dichiara la Dda, serva per qualunque partito politico uno specifico impegno sui seguenti punti che da anni, con l’appoggio dei Comitati spontanei di cittadini e soprattutto con la Chiesa della Campania, stiamo riproponendo:
– Tracciabilità certa dei rifiuti speciali, industriali e tossici (Sistri o similari);
– Corretto smaltimento, realizzazione di impiantistica e controllo degli impianti dei rifiuti speciali, industriali e tossici a cominciare dai rifiuti speciali ospedalieri sempre a zero in Campania;
– Chip sui manufatti (scarpe, borse e vestiti) e non solo sui prodotti agroalimentari sulla base del medesimo principio che impone la tracciabilità dei prodotti agroalimentari;
– Lotta all’evasione fiscale favorendo la emersione delle aziende e dei lavoratori in nero anche utilizzando strumenti specifici di incentivazione fiscale.