Al mio ultimo post su ilfattoquotidiano.it hanno risposto centinaia di lettori e altri mi hanno scritto in privato. La maggior parte condivide, una parte minima critica l’espressione «turandomi il naso» del titolo, espressione che nel testo io non uso. Una persona vorrebbe me, prete, chiuso in sacrestia e zitto, forma ulteriore di razzismo preistorico. Prendo atto che molti nelle loro scelte non c’è una visione «generale» della politica, ma solo uno sguardo parziale e selettivo. Si fermano ai programmi su cui fanno le pulci, ma in queste elezioni i programmi sono favole per adulti creduloni, soliti a bere tutto. Qui contano le persone, il loro contesto (partito) e le condizioni di entrambi. L’emblema, simbolo del prossimo futuro è tale Giacomo Mancini che in Calabria è candidato Pd e, se non eletto, va in Regione con Forza Italia e i fascisti. Perfetto! Geniale!
Mentre scrivo scoppia il caso del M5S e del milione e passa perduto nelle tasche dei «legittimi proprietari». Sono stati espulsi dal M5S e spero che siano denunciati in sede civile. Costoro non hanno rubato denaro pubblico, sono venuti meno a una promessa privata. Fatto gravissimo sul piano etico. Renzi e Berlusconi non hanno diritto di parola, perché essi candidano condannati, inquisiti, rinviati a giudizio per peculato e fatti più gravi.
Torno alle elezioni. Il procuratore capo Antimafia Cafiero De Raho ha detto: «Ancora troppi impresentabili. Al voto puniamo chi li candida, siamo lontani dall’etica»: ecco il primo criterio di scelta. Peter Gomez, con il suo libro Il vecchio che avanza, fa un invito perentorio: «Dimenticatevi i programmi e votate le persone per un voto consapevole». L’8 febbraio 2018 il Fatto pubblicò le foto segnaletiche di 76 impresentabili, indicando per ciascuno benemerenze di giustizia, affari e delinquenza. Circa 24 sono con Berlusconi, pregiudicato che non può candidarsi né essere eletto perché condannato definitivamente per furto allo Stato in Cassazione, eppure gli si permette di mettere il suo nome sulla scheda. La sentenza del 1 agosto del 2013 mette in guardia quanti vorrebbero votare Forza Italia: «L’imputato ha una “una naturale capacità a delinquere”». Il Pd di Renzi supera FI (sic! sic!) con circa 29 impresentabili tra inquisiti, rinviati a giudizio o condannati, compreso Paolo Alli, intimo di Formigoni, rinviato a giudizio a Milano con cui si raggiunge il Celeste vertice dell’ignominia.
Le elezioni 2018 sono inutili. Renzi e Berlusconi hanno voluto la legge elettorale come degna conclusione delle precedenti «porcate»: poiché nessuno dei due avrà la maggioranza, l’hanno inventata per non fare vincere il M5S. Pur primo, il M5S non potrà governare e sarà l’unica opposizione istituzionale in Parlamento. Questo è il punto chiave. La legge-truffa privilegia le «finte cordate-coalizioni» che si disgregheranno la sera stessa dei risultati. Renzi e Berlusconi, chiusi nella taverna del Bunga-Bunga, si accorderanno per mantenere in vita Gentiloni perché duri il tempo che scada l’ineleggibilità di Berlusconi per ritornare a votare, in assetto di guerra. Maroni dimesso un mese prima della scadenza del mandato alla regione Lombardia, Mediaset che installa in Parlamento proprio personale, Salvini libero della Lega di Bossi, e poi Bossi, Maroni e Zaia che pensano una scissione per eliminare Salvini, Di Battista fermo negli spogliatoi. Sono sintomi di una legislatura breve e veloce.
Se le elezioni 2018 sono una truffa, puniamo i truffatori e le loro promesse da «asini che volano». È l’unico scopo di questo voto per chi ha il senso della Democrazia e della Legalità: «Virgola, punto e virgola; due punti: ma sì! abundantis ad abundandum». Il Caimano grida contro i migranti, ma chi ricorda a Berlusconi che nel suo secondo governo, nel 2002, né condonò ben settecentomila? Chi gli ricorda che il 28 agosto 2009 in Tunisia alla tv invitò tutta l’Africa a venire in Italia, facendosi garante dell’accoglienza con red carpet?
Fermarsi a discutere su Macerata o dell’art. 18 è non accorgersi di ciò che sta succedendo. Siamo in una fase prepolitica. Chi fa avanzare il fascismo e la rinascita di gruppi fascisti, pur vietati dalla Costituzione? Non è forse Berlusconi che fu il primo a sdoganare il delfino di Almirante, Gianfranco Fini? Non fu Renzi che abolì l’articolo 18, unico baluardo dei lavoratori? Non fu Renzi che decise di non manifestare a Macerata con una parte degli antifascisti? Non è Renzi a candidare pregiudicati, inquisiti, rinviati a giudizio, compresa tale Micaela Campana che chiamava «grande capo» Buzzi di Mafia Capitale? Non è anche LeU, sempre tentennanti e ora alleati col Pd nella Regione Lazio. Se lo fanno nel Lazio chi impedirà loro di farlo in parlamento? Grasso, il maggiordomo senza livrea, sarà licenziato senza preavviso la sera del 4 marzo.
L’unico senso di queste elezioni 2018 è costituire in Parlamento un’opposizione numericamente «pesante» per impedire inciuci, inciucetti e inciucioni, vigili per un odg con una legge elettorale uninominale con voto disgiunto (mi accontento di una proporzionale per costringere i candidati ad andare a cercarsi i voti uno per uno). Oggi, sic stantibus rebus, questa opposizione è fornita solo ed esclusivamente dal M5S, come nella passata legislatura, visto che Bersani & C hanno spessissimo votato con Renzi e Berlusconi, anche «obtorto colon».
Del M5S non mi piacciono tantissime cose (antifascismo a fisarmonica, immigrazione di convenienza, non eccelsa levatura dei personaggi, superficialità, non identità politica, impreparazione, pragmatismo a buon mercato, saccenteria, ecc.). Valga, però, per loro quello che Iva Zanicchi disse di Berlusconi nel 1994: quelli di prima li abbiamo conosciuti e sappiamo cosa hanno fatto da esperti e competenti, questo non lo abbiamo ancora provato; lasciamolo provare: se non ci piacerà lo manderemo via. Poi nel 2012 anche lei lo abbandonò. Se il criterio è valso per un pregiudicato come Berlusconi e dopo per uno spergiuro come Renzi, perché non può valere nel 2018 per il M5S? Facciamoli provare. Per ora, tranne per pochi, già espulsi – fatto unico nella storia politica dei partiti – sono gli unici che restituiscono parte dei loro stipendi. «Domani è un altro giorno», vero Rossella O’Hara?