Arruolava ex campioni di boxe per riscuotere le estorsioni. È quello che faceva il clan degli Spada per minacciare i proprietari delle attività commerciali di Ostia. A raccontarlo è Il Messaggero, che spiega come sul litorale romano tutti pagasssero il pizzo, anche le attività gestite da stranieri: per chi si rifiutava c’erano minacce e violenze. È quello che sta emergendo dalle indagini. Gi esattori degli Spada venivano chiamati i “pugilatori” e nessuno osava denunciarli.

Spesso arrivavano a piedi, in due, chiedendo di parlare con il titolare. Il quale sapeva già di cosa si trattava. Non usavano mezzi termini: se il proprietario chiedeva tempo, loro rispondevano con un semplice “ripassiamo tra due giorni”. Altrimenti, come è successo al bar di via Alessandro Piola Caselli lo scorso aprile, venivano lasciate taniche di benzine accanto all’attività. Un messaggio chiaro per costringere i commercianti a pagare. È il caso di Fabrizio Rutilo, che ad un debitore diceva: “Ti faccio cercare da tutta Ostia… sai che vuol dì? … Ti spezzo tutte le costole. Io pijo le tenaglie e ti strappo i denti“.

Il reclutamento dei pugili non era un problema, data la gestione, da parte del clan, di varie palestre. L’offerta dei boss era sempre la stessa: “Vuoi guadagnare?”. E molti trovavano difficile rifiutare. Lo scorso 25 gennaio, furono eseguiti 32 arresti nella famiglia Spada e tra le accuse, per la prima volta, l’associazione mafiosa che fu poi confermata dalla Cassazione. Dai giorni successivi a quel blitz, gli investigatori hanno cominciato ad acquisire maggiori dettagli proprio dai commercianti che erano costretti a pagare il pizzo agli Spada.

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