In vista delle elezioni c’è il rischio di attacchi cyber con l’obiettivo di influenzare il voto. Campagne mirate, già utilizzate nel corso dell’ultimo anno in Rete, vengono lanciate “con la diffusione online di informazioni trafugate mediante attacchi cyber” sostengono i Servizi di intelligence nella Relazione 2017 sulla politica dell’informazione per la sicurezza.
Secondo gli 007, gli attacchi “hanno dimostrato di saper sfruttare, con l’impiego di tecniche sofisticate e di ingenti risorse finanziarie, sia gli attributi fondanti delle democrazie liberali (dalle libertà civili agli strumenti tecnologici più avanzati), sia le divisioni politiche, economiche e sociali dei contesti d’interesse, con l’obiettivo di introdurre, all’interno degli stessi, elementi di destabilizzazione e di minarne la coesione”. La minaccia più rilevante restano i “gruppi hacktivisti” che hanno portato a termine il 50% degli attacchi, si legge nel rapporto. Il 14% delle azioni è invece stata opera di gruppi di cyber-espionage e gli “attori non meglio identificati” si sono attestati al 36% delle incursioni cyber, una percentuale in crescita.
La relazione dell’intelligence rileva anche in Italia la minaccia del terrorismo jihadista è “concreta ed attuale”. Il Paese è infatti “oggetto dell’attività propagandistica ostile di Daesh e continuano ad essere presenti nel suo territorio soggetti radicalizzati – tra i quali ‘islamonauti’ italofoni – o comunque esposti a processi di radicalizzazione”. In particolare, viene segnalato “il pericolo rappresentato dagli estremisti homegrown, mossi da motivazioni e spinte autonome o pilotati da ‘registi del terrore’“. Riguardo ai pericoli legati agli sbarchi, gli 007 rilevano come “rispetto agli arrivi dalla Libia, quelli originati dalla Tunisia e dall’Algeria presentano caratteri peculiari”. Stando ai servizi segreti, “sono entrambi essenzialmente autoctoni e prevedono sbarchi ‘occulti’, effettuati sottocosta per eludere la sorveglianza marittima aumentando con ciò, di fatto, la possibilità di infiltrazione di elementi criminali e terroristici”.
Attenzione particolare viene riservata al fenomeno dei foreign fighters (la stima indica in 129 il numero di quelle che hanno avuto a che fare con l’Italia) anche se nel 2017 non si sono registrate nuove partenze dal territorio nazionale verso i teatri di guerra. Gli 007 segnalano poi la propaganda ostile di Daesh che pubblica messaggi anche in italiano e parla di “pressione di natura istigatoria”, che ha “continuato a coniugarsi con l’attivismo di ‘islamonauti’ italofoni e di italiani radicalizzati impegnati a diversi livelli”. Dal proselitismo di base a più significativi contatti con omologhi e militanti attivi all’estero, compresi foreign fighters e soggetti espulsi dall’Italia per motivi di sicurezza. La relazione sottolinea poi che i processi di radicalizzazione, oltre che sul web avvengono in circuiti familiari di difficile penetrazione, in centri di aggregazione e nelle carceri, “fertile terreno di coltura per il virus jihadista, diffuso da estremisti in stato di detenzione”.