Il ricorso contro la legge Tremaglia riguardava la messa in mora del principio di segretezza e personalità del voto a causa dell'invio per posta delle schede. All'origine della decisione dei giudici un errore procedurale
La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale di varie disposizioni della legge Tremaglia sul voto all’estero per corrispondenza, che riguardano la messa in mora del principio di segretezza e personalità del voto a causa dell’invio per posta delle schede. In pratica, come ha spiegato il giudice veneziano Silvia Barison, che ha firmato l’ordinanza diretta alla Consulta, “il voto per corrispondenza presenta tali e tante ombre da far persino dubitare che possa definirsi ‘voto'”. All’origine della decisione dei giudici costituzionali un difetto procedurale: i ricorrenti dovevano “proporre reclamo davanti all’Ufficio centrale per la circoscrizione estero” contro le operazioni di voto, in modo che successivamente potesse “intervenire anche l’Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione, organo legittimato a sollevare l’incidente di costituzionalità. Questo errore – prosegue la Consulta – di percorso ha impedito alla Corte di entrare nel merito”.
La legge – Il voto degli italiani all’estero – per le politiche e i referendum – è regolamentato dalla legge Tremaglia, introdotta nel 2001 dal politico missino, già Ministro per gli italiani nel mondo. È stata applicata per la prima volta nel 2006, anno in cui il centrodestra di Silvio Berlusconi perse le elezioni per soli 24 mila voti. In quell’occasione l’ex Cavaliere disse: “Quel coglione di Tremaglia e le sue fisime sulle liste degli italiani all’estero”. Il centrosinistra, infatti, conquistò gran parte dei 18 seggi in palio (12 alla Camera e 6 al Senato). Tremaglia allora cercò di difendersi proponendo di “ripetere le elezioni nelle circoscrizioni estere per le irregolarità diffuse: oltre 228 mila aventi diritto, il 10 per cento del totale, non hanno ricevuto il plico elettorale e non hanno potuto votare”. Nel 2006 erano stati un milione gli italiani che avevano votato all’estero, mentre oggi sono 4,3 milioni.
Le segnalazioni dall’estero – E visto che i connazionali residenti al di fuori dell’Italia voteranno fino al 1 marzo, sono diverse le irregolarità segnalate finora, anche via social. Dai volantini dei partiti in arrivo con le schede, fino ai plichi arrivati incompleti a domicilio. “Io stesso ho ricevuto da un amico due schede su cui potrei tranquillamente votare io”, ha detto il consigliere regionale del veneto Antonio Guadagnini, presidente del gruppo Siamo Veneto e promotore del ricorso contro la legge Tremaglia.
Guadagnini, parlando delle ‘falle’ del sistema di voto estero, ha anche mostrato, insieme all’avvocato Mario Bertolissi, una mail ricevuta il 18 febbraio da una cittadina italiana residente a Buenos Aires che lo ha informato della “attuale situazione del voto nella circoscrizione America meridionale, dove si trovano un milione e mezzo di concittadini, dei quali 900mila hanno residenza a Buenos Aires“. Spiega inoltre che le schede stanno arrivando “già indicando a chi si deve votare. Come osserverete le buste sono perfettamente scambiabili e violabili, per sostituire i plichi. In modo facile”. E altre segnalazioni sempre da Buenos Aires arrivate a ilfattoquotidiano.it segnalano l’assenza di buste e schede elettorali.
si vota inviando una busta che ti arriva a casa, e se io metto le mani nella tua cassetta della posta ti fotto la busta e mando io il voto. non c è nessun controllo (cerca un servizio fatto dalle IENE e vedrai che merda si sistema è questo del voto all’estero)
— vladimiro policriti (@vladimirobcn) February 20, 2018
A raccogliere altre irregolarità è anche Vito Crimi del Movimento 5 Stelle attraverso la mail creata ad hoc segnalazionivotoestero@gmail.com. I sostenitori, spiega Crimi, lamentano lo ‘strano’ caso della spedizione nelle case dei connazionali espatriati, più o meno in concomitanza con l’arrivo delle schede per il voto, di materiale elettorale dei candidati di Partito Democratico e coalizione di centrodestra per le circoscrizioni estere. Peggio ancora, accusano i sostenitori del Movimento, il fatto che nessun ‘santino’ dei loro candidati preferiti sia mai giunto a destinazione. Nei giorni scorsi ilfattoquotidiano.it aveva inoltre segnalato l’invio di un messaggio vocale agli italiani residenti negli Usa da parte della candidata di Forza Italia Francesca Alderisi. Lo stesso “metodo” utilizzato anche da Angela Fucsia Nissoli, già deputata e candidata sempre per il partito di Berlusconi nella stessa circoscrizione.