Stavolta tocca a un simbolo del nostro paese: Napoli. Esplorata per voi da Fabrizio d’Esposito. Napoli, capitale meravigliosa delle contraddizioni dell’Italia. “Oggi non ci si vergogna più di essere napoletani”. È il Napoli Pride del sindaco Luigi De Magistris. E tanti, in effetti, sono i segnali di un Rinascimento: basta camminare sui Lungomare pedonalizzati dove il mare bagna di nuovo Napoli. Basta visitare le oltre quattrocento chiese storiche dove si incontrano i turisti che sono tornati a scoprire la città. Milioni di turisti.
Napoli Velata e Svelata, come il film di Ferzan Ozpetek. Ma anche città che si scopre nuova capitale del cinema dove in due anni sono state girate 400 pellicole. Per non dire del calcio: il Napoli del produttore cinematografico Aurelio De Laurentiis che lotta per lo Scudetto con la nordicissima Juventus. Guerra di simboli. Il Settentrione che si batte con il Sud che prova a rinascere. A guidare la squadra Maurizio Sarri, in città venerato come un santo. Il bancario diventato allenatore e profeta del futbol bailado. Sarri come Maradona.
Ma le contraddizioni restano: Napoli dove in media si vive quattro anni meno che a Firenze. Colpa della sanità degradata, della cultura della prevenzione che manca, del disagio sociale. E soprattutto Napoli della Camorra e delle baby gang che spacciano, sparano, uccidono. In città, raccontano le autorità, sono attivi ancora 42 clan. Il Centro è sotto il loro controllo. Una Camorra diversa, senza testa. E forse ancora più pericolosa. Come racconta d’Esposito in una splendida intervista a Maria Luisa Iavarone, madre di Arturo, il ragazzo quasi ucciso da una gang: “Ho rifiutato di candidarmi al Parlamento. Il mio dovere è stare con mio figlio e parlare. Poi andremo via“.
Domani, giovedì, sul Fatto Quotidiano.