Dieci candidati di ogni partito. Tutti invitati allo stesso tavolo per un confronto pubblico dal Movimento Roosevelt del massone Magaldi. Parlano di programmi di governo e temi politici. Paolo Margari però, sulla scia dei tre casi esplosi nel M5S, finisce sulla graticola ed è costretto al passo indietro: "Mi sono sentito con il M5S, mi sono dissociato"
Psicosi massoneria nei Cinque Stelle. Un loro candidato va a una tavola pubblica, presenti i candidati di tutti i partiti (Lega, Pd, Leu…), ma è l’unico a doversi difendere da sospetti e accuse di affiliazione, al punto da dissociarsi pubblicamente dall’endorsement poi ricevuto dagli stessi organizzatori. Protagonista della vicenda è Paolo Margari, candidato alla Camera per la circoscrizione Estero sul quale sono piovute accuse non dissimili a quelle che nei giorni scorso hanno colpito altri tre candidati del Movimento (Vitiello, Landi e Azerboni), con conseguente cacciata a metà corsa elettorale. Ebbene Margari, 38 anni attivista da 11 anni, laureato in economia con phd selezionato con parlamentarie, sarebbe un “grembiulino”. La prova provata? La sua partecipazione a una tavola rotonda organizzata il 9 febbraio a Londra dal Movimento Roosevelt UK, il cui patron Gioele Magaldi vanta (e si vanta) effettivamente d’esser un massone, pardon: Gran Maestro della loggia.
“Massone io, giammai”, risponde Margari da Bruxelles, dove risiede, spiegando che su quel palco non era solo bensì in compagnia di una decina di esponenti di altri partiti in corsa per le elezioni: Forza Italia, Lega, Liberi e Uguali, Partito Democratico, + Europa con Emma Bonino, Noi con l’Italia. Ma il grillino è l’unico a finire sulla graticola, a suon di segnalazioni e post, causa i tre casi aperti nel Movimento e una campagna elettorale a dir poco turbolenta. La vicenda infatti è tutt’altro che chiusa nel M5S e gli avversari, Renzi in testa, la brandiscono da giorni per colpire Di Maio. In mezzo poi ci s’infilano anche i sedicenti massoni che puntano il dito contro “l’ingiusta discriminazione” che colpisce gli affiliati e il loro diritto a stare nelle liste delle formazioni politiche in lizza per il 4 marzo, ovunque siano.
In questa polveriera s’è ritrovato, suo malgrado, il candidato M5S. “Sì sì, giuro su Beppe, non sono un massone” risponde ancora divertito Margari, raggiunto al telefono. La faccenda però è seria: due candidati coi Cinque Stelle sono stati mezzo scandidati e uno resiste, attaccato al suo destino ormai intaccato dal passato da massone. Margari non ride più ma mette le mani avanti. Nel pomeriggio manda anche una dichiarazione scritta, screenshot, link e quant’altro possa costituire prova di innocenza, o almeno un alibi: “Dichiaro – si legge – di non aver mai avuto a che fare con alcuna loggia massonica, non conosco massoni, né direttamente né indirettamente e trovo sconcertante che la partecipazione a un pubblico dibattito, peraltro aperto a tutte le forze politiche, possa dar luogo a simili fraintendimenti. Per quanto ne sappia il Movimento Roosevelt, ammetto di non esserne stato a conoscenza prima del dibattito di pochi giorni fa. Non ritengo che sia un’organizzazione massonica (per lo meno questo dichiarano pubblicamente sul loro sito) e la loro pagina Facebook ha oltre 150.000 likes di cui numerosi amici di vari schieramenti politici, incluso il M5S”.
E allora tocca insistere. “Sono stato invitato a quel dibattito elettorale dal MeetUp M5S di Londra. Ma con me c’erano anche i candidati di altri partiti. Abbiamo parlato dei programmi di governo e dei temi politici che riguardano gli italiani all’estero. Alla fine gli organizzatori hanno fatto una specie di endorsement a mio favore, ma non ero il solo”. Nella mail manda anche lo screenshot coi volti degli altri due candidati “promossi” dal Movimento Roosevelt (e dunque dal Gran Maestro): Chiara Mariotti (Leu) e Simone Orlandini (Lega). Ma tanto può la sindrome da accerchiamento massone che dopo due ore Margari fa sapere di dissociarsi anche da quell’apprezzamento pubblico che gli è stato tributato. “Mi sono sentito con il M5S e mi sono dissociato dall’indicazione ricevuta dal Movimento Roosevelt, li ringrazio ma non faccio parte di quel consesso e ritengo quell’apprezzamento non utile alla causa e addirittura dannoso per aver ricevuto alcune critiche da alcuni attivisti”. In ultimo piazza lì come un certificato di non compromissione una bella foto in cui abbraccia fraternamente Armando Petrella, leader delle campagne per l’acqua pubblica e i beni comuni, spesso osannato e ripreso dal blog di Grillo. Nella mail precisa che il massone fondatore del Movimento Roosevelt ha scritto sul blog di Grillo e che un componente del direttivo dell’associazione, Nino Galloni, già ospite del Blog delle Stelle, è stato più volte associato al M5S, non ultimo come potenziale assessore all’economia a Roma nella giunta Raggi.