A nove giorni dal voto si completa il quadro del rinnovo contrattuale – con relativi aumenti – per gli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici. E’ stato infatti firmato anche il nuovo contratto del comparto Sanità, che interessa circa 600mila lavoratori fra infermieri, operatori sanitari e amministrativi del Servizio sanitario nazionale. Anche in questo caso sono previsti aumenti medi di 85 euro al mese. Si è “concluso un percorso a cui stiamo lavorando da quattro anni”, ha twittato la ministra della pubblica amministrazione Marianna Madia. Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni, parla di “giornata positiva per la sanità italiana e per i lavoratori che giorno dopo giorno, con dedizione, fanno in modo che il servizio sanitario nazionale continui a funzionare, abbia una buona qualità e garantisca un diritto fondamentale dei cittadini come quello della tutela della salute”.
Soddisfatti anche i sindacati. Il segretario della Cgil Susanna Camusso sottolinea: “Per noi è una notizia importante non solo perché abbiamo rinnovato così tutti i contratti del settore pubblico, dopo un’intensa fatica, ma perché con il contratto della sanità si raggiunge un risultato estremamente importante: si torna al regime di orario che prevede il riposo, che è stato il grimaldello con cui in sanità in questi anni sono successe anche cose insopportabili per le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici”.
“Lo spirito che ha caratterizzato la tornata contrattuale per il comparto Sanità si è basato sull’assunto per cui il servizio sanitario è un bene comune e va difeso nel suo modello universale e nella sua articolazione nei servizi sul territorio e che questo potrà essere favorito attraverso un ruolo attivo delle lavoratrici e dei lavoratori”, è il commento del segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, responsabile del pubblico impiego. “Al di là della mera rivendicazione economica che vede aumenti contrattuali medi di 86,94 euro, essenziali dopo anni di vuoto salariale assoluto, il contratto rivestirà importanza anche per la capacità di restituire diritti alle lavoratrici e ai lavoratori attraverso un rinnovato impianto normativo utile a rafforzare quella necessaria visione prospettica che dovrà assumere il sistema sanitario del Paese”.