Nelle scorse ore era trapelato sui media Usa l'intenzione di Gates di uscire velocemnte dall'indagine: "Nonostante il mio iniziale desiderio di difendermi con forza, ho cambiato idea: la realtà è che un lungo processo avrebbe un costo ed il circo mediatico di un processo atteso sarebbe troppo. Aiuterò meglio la mia famiglia uscendo da questo processo"
Richard Gates, ex top manager della campagna elettorale di Donald Trump, si è dichiarato colpevole di cospirazione e per aver mentito agli investigatori che indagano sul Russiagate. Nelle scorse ore era trapelato sui media Usa l’intenzione di Gates di uscire velocemnte dall’indagine: “Nonostante il mio iniziale desiderio di difendermi con forza, ho cambiato idea: la realtà è che un lungo processo avrebbe un costo ed il circo mediatico di un processo atteso sarebbe troppo. Aiuterò meglio la mia famiglia uscendo da questo processo“. Una spiegazione a familiari e amici in una lettera ottenuta da Abcnews. I media americani – in particolare il New York Times – avevano anticipato che l’ex socio dell’ex manager della campagna di Trump Paul Manafort (a destra nella foto), con il quale è stato incriminato dal procuratore speciale del Russiagate di una quarantina di capi d’accusa per riciclaggio e frode bancaria, si sarebbe dichiarato colpevole – passo che formalizza la sua collaborazione con gli inquirenti – di fronte ad una corte federale a Washington.
Mueller aveva contestato nuovi capi d’accusa, per frode fiscale e bancaria, contro Manafort e Gates, ottenendo davanti ad un gran giurì la loro incriminazione per 32 capi d’accusa relativi al riciclaggio di oltre 30 milioni di dollari provenienti dal loro lavoro in Ucraina e a una frode bancaria per tre prestiti di oltre 20 milioni. Le accuse si aggiungono ai 12 capi di imputazione emessi in ottobre contro i due uomini per riciclaggio di denaro e la mancata notifica alle autorità americana della loro attività di lobbisti del governo ucraino e del premier filo russo Viktor Yanukovich fra il 2006 e il 2015. “Manafort e Gates hanno guadagnato decine di milioni di dollari con il loro lavoro in Ucraina – recita il nuovo atto d’accusa di Mueller – Dal 2006 ad ora, Manafort e Gates hanno portato avanti uno schema per nascondere i loro guadagni alle autorità degli Stati Uniti, mentre si godevano il denaro”.
Entrato a far parte della campagna di Trump nel marzo 2016, Manafort ne è poi stato il manager da maggio al 19 agosto. Gates è rimasto nel team della campagna, anche se il suo ruolo, non è stato chiarito. Le accuse di Mueller non riguardano direttamente l’obiettivo primario della sua indagine, ovvero le interferenze russe nelle elezioni americane, ma sicuramente aumentano la pressione su entrambe, specie su Gates. Tanto più che martedì, sempre nell’ambito delle indagini sul Russiagate, l’avvocato Alex van der Zwaan si è dichiarato colpevole di aver mentito all’Fbi sui suoi rapporti con Gates. Le nuove accuse sono state presentate davanti ad un tribunale in Virginia, mentre le prime lo sono state a Washington. A quanto riferiscono i media americani, è stato Manafort a puntare i piedi per mantenere i due casi separati. Ciò potrebbe portare ad un allungamento dei tempi e dei costi della difesa con due diversi processi. Secondo esperti legali citati da Politico, questa strategia potrebbe far pensare che Manafort spera nel perdono presidenziale di Trump.