Caiata, il giorno dopo, fa il “responsabile”: dice che continua a correre per il seggio di Potenza, che resta coerente al M5s, continuerà a sostenerlo, non tornerà al centrodestra e, anzi, appena si risolverà la vicenda dell’inchiesta per riciclaggio chiederà la riammissione al Movimento. Ma il caso dell’imprenditore e patron del Potenza Calcio, all’indomani dell’esclusione dai Cinquestelle per aver omesso di essere indagato a Siena per una vicenda di compravendite di bar e ristoranti che secondo la Procura sono irregolari, rischia di non essere indolore per il Movimento Cinque Stelle. Oggi, infatti, è il turno degli attivisti grillini di Siena che hanno firmato un comunicato dal titolo che fa da sintesi: “Avevamo ragione noi“. Il M5s Siena denuncia, insomma, di aver avvisato per tempo i vertici del Movimento sulla posizioen di Caiata. “Era evidente” che la candidatura di Caiata nel M5s “fosse quantomeno inopportuna. Non tanto per le chiacchiere sul suo conto (quelle lasciano, per adesso, il tempo che trovano) quanto per le sue frequentazioni politiche e imprenditoriali, lontanissime dal modo di essere del Movimento, oltre al fatto che lo stesso Caiata non lo aveva mai sostenuto o frequentato in precedenza”. I Cinquestelle senesi raccontano di essersi “attivati avendo cura di informare a tempo debito e nei modi previsti, i livelli ‘superiori’ del Movimento 5 Stelle, regionale e nazionale, relativamente alle possibili problematiche legate a una tale candidatura. Avevamo ragione, ma non ci hanno ascoltato”. Il M5s Siena insiste nel dire di aver avuto ragione “su tante cose, non solo su questo: i massoni, gli indagati, i candidati scorretti e i ‘cacciatori di poltrone’ che riempiono le liste dei partiti, non possono, non devono far parte delle nostre. Quindi qualcuno ha sbagliato, e qualcuno deve spiegare, assumendosi la responsabilità dei propri errori”.
Quindi, per il meetup toscano, serve difendere “l’onorabilità del Movimento 5 Stelle, il rispetto dei suoi valori e dei suoi principi fondanti” e il modo per farlo è che “è necessario che chi ha sbagliato faccia un passo indietro. Adesso, non dopo, perché ‘onestà‘ e ‘trasparenza‘ sono i primi fra quei valori”. Quindi quello che il M5s Siena si aspetta è “la rinuncia al ruolo di chi ha deciso e, come in altri casi, ha sbagliato: non importa chi e quanto in alto, non importa dove, se in Toscana, in Basilicata o forse addirittura a Roma. Chi ha sbagliato rinunci alla ‘carica’, perché il Movimento non ha bisogno di ‘apprendisti stregoni‘, arroganti quanto poveri di talento, ma al contrario di umili portavoce capaci di ascoltare la base, obbligati a farlo dal principio della democrazia dal basso, e di mettere a frutto l’intelligenza collettiva di un’intera, grande comunità, valorizzando la capillare conoscenza dei fatti e delle persone da parte dei territori”.
Intanto Caiata, come detto, ostenta serenità. Ai giornalisti allo stadio di Potenza parla di “totale infondatezza delle cose che sono state dette” sull’inchiesta. “Sono tranquillo che in pochissimo e brevissimo tempo si farà luce su questa cosa e in quel momento chiederò la riammissione al Movimento” aggiunge. “Qualora dovessi essere eletto sosterrò il programma e il Movimento”. “Io – prosegue – continuo a correre, rimango coerente al Movimento Cinque Stelle, ho sposato il progetto del M5s e per cui continuo la mia competizione elettorale”.
Sull’espulsione, annunciata dal candidato presidente Luigi Di Maio, Caiata dice che è “d’accordo con quello che ha fatto il Movimento”. “Non sono risentito – spiega – Entrambi abbiamo agito in assoluta buona fede. In un Paese normale non sarebbe stato un problema ma in un Paese dove si strumentalizza tutto lo è diventato: per cui giustamente il Movimento ha fatto tutto quello che doveva fare. Io rimango coerente a quello che ho detto e a quello che devo fare”. In realtà l’espulsione è stata decisa – anche se non ancora formalizzata – non per l’inchiesta in sé (o comunque non solo), ma perché Caiata sapeva dell’indagine e non l’ha comunicato al M5s. E’, per essere più chiari, la stessa motivazione che portò all’espulsione del sindaco di Parma Federico Pizzarotti che comunicò in ritardo di aver ricevuto un avviso di garanzia (per un’inchiesta in cui peraltro la sua posizione fu archiviata). “Rimango coerente a fare le cose che amo fare – dice Caiata – quelle di prendermi cura della mia città: mentre altri oscurano nelle buie stanze tempismi incredibili, io sono qua” allo stadio Viviani “con la mia squadra a prendermene cura e la squadra si prende cura di me: per cui rimaniamo e continuiamo a lavorare”. Le voci di un ritorno di Salvatore Caiata al centrodestra, di cui parla Repubblica? “Sono favole”.