Era appena partita e si è subito impantanata l’operazione di taglio delle slot machines, le oltre 400mila macchinette mangiasoldi che straripano ovunque. Il 28 dicembre dell’anno passato è stata effettuata una prima riduzione di 60mila apparecchi e nel giro di qualche settimana sarebbe dovuta scattare la fase finale dell’operazione. L’obiettivo era quello di ridurre il numero degli apparecchi del 33 per cento circa in totale, fino a raggiungere il livello massimo di 265mila. Resterebbero quindi da eliminare ancora 75mila slot, ma tra i concessionari sta scoppiando una rissa che rischia di bloccare tutto.
Sarebbe un peccato perché è opinione condivisa che il numero delle slot in circolazione sia veramente eccessivo e il taglio una necessità. Convinti che il mercato dei giochi fosse una specie di pozzo di San Patrizio senza fondo, negli anni passati i concessionari hanno pompato il parco macchine oltre ogni misura e ora le slot dilagano alimentando la pessima immagine che ormai accompagna il settore dei giochi. Resisi finalmente conto che la fiera messa in piedi si stava ritorcendo contro i loro stessi interessi, i concessionari dopo molte esitazioni e ripensamenti alla fine hanno accettato l’idea che fosse opportuno darsi una regolata.
La riduzione delle slot fu introdotta con la legge di Stabilità del 2016 mentre un decreto di aprile 2017 stabilì le modalità di attuazione fissando in particolare due punti fermi: l’entità del taglio doveva essere calcolata rispetto a una cifra e a una data prese come riferimento. La cifra era 407mila apparecchi, la data il 31 dicembre del 2016. L’efficacia dell’operazione si basava sul presupposto implicito che tutti i concessionari avrebbero dato il loro contributo e nessuno di loro nel momento in cui accettava il taglio avrebbe poi nel concreto deciso di fare esattamente l’opposto. Durante tutto il 2017 quasi tutti i concessionari si sono adeguati a questa sorta di tacita intesa, ma c’è stato anche chi si è sottratto all’impegno ampliando il suo parco slot. In questa operazione di conquista si è distinta in particolare Codere, società presente da anni in Italia, ma che ha la sede principale in Spagna.
Codere ritiene che la legge abbia imposto come punto di riferimento iniziale solo il numero complessivo delle macchinette a fine 2016 e come punto di arrivo 265mila slot nel 2018. Ma non la quota detenuta dai singoli concessionari che nel frattempo avrebbero potuto dismettere o acquistare slot a loro piacimento in base a logiche commerciali di libero mercato. Sulla base di questa impostazione Codere nel 2017 ha aumentato il suo parco macchine di oltre il 10 per cento: erano 21.872 a fine 2016 e oggi sono 24.465, cioè 2.593 in più. L’accrescimento è avvenuto per gradi: alla fine di luglio le slot degli spagnoli erano 23.345, nei cinque mesi successivi sono cresciute di altre mille. In particolare Codere ha approfittato della crisi disastrosa della Bplus (ora Global Starnet) di Francesco Corallo, arrestato l’estate scorsa con l’accusa di frode fiscale e titolare di una concessione che aveva circa 57mila slot. Corallo resta implicato nella vicenda giudiziaria che coinvolge anche il suo amico Gianfranco Fini, ma proprio in questi giorni il tribunale di Roma ha deciso gli venga restituita la concessione e possa tornare a operare con le sue macchinette.
Quando a fine dicembre dell’anno passato si è trattato di effettuare il primo taglio di slot, Codere si è oggettivamente trovata in una posizione di vantaggio e questa disaparità ora sta alimentando fortissimi malumori tra gli altri concessionari tra i quali c’è chi si sente di fatto preso in giro e si rifiuta tassativamente di praticare i tagli futuri. La querelle è inevitabilmente finita al Tar del Lazio. Alcuni concessionari tra cui Lottomatica, Snai, Gamenet, Cirsa, Hpg si sono schierati con i Monopoli che regolano il settore dei giochi e l’Avvocatura di Stato per ribadire che il conteggio per il taglio delle slot avrebbe dovuto fare riferimento alla foto del mercato a fine 2016 senza le alterazioni dei mesi successivi. Ritengono che se così non fosse diventerebbe una chimera il raggiungimento dell’obiettivo di 265mila slot nel 2018. Il Tar non ha però rigettato l’impostazione di Codere che per il momento può legittimamente tenersi le 2.593 macchinette incamerate nel 2017. La vicenda legale non è finita, ci saranno ovviamente altri round, ma la linea di condivisione su cui si basava l’operazione di riduzione delle slot si sta trasformando in un percorso di guerra.