“Sono felicissimo, un terrone in meno da mantenere. Quando vedo queste immagini e so che nella bara c’è un terrone ignorante, godo tantissimo. Peccato che ero al Nord altrimenti avrei c.. su quella bara bianca. Buonasera terroni merdosi. Non è morto nessuno di voi oggi?”.

Queste le parole scritte su Facebook da un operaio 42enne di Settimo Torinese riferite alla morte di Stefano Pulvirenti, 17 anni, siracusano, deceduto in un incidente stradale dopo 23 giorni di agonia nel novembre 2015. L’uomo è stato condannato per diffamazione aggravata e ha patteggiato una condanna a 1000 euro oltre spese processuali a Siracusa.

Le indagini erano scattate dopo la denuncia di alcuni amici e compagni della vittima e la procura aveva incaricato i carabinieri del nucleo investigativo telematico di scoprire chi si nascondesse dietro al falso profilo che aveva pubblicato quelle frasi.

La svolta arrivò all’inizio del 2016 diedero un nome a chi si nascondeva dietro il falso profilo del social. Poi la richiesta di giudizio per diffamazione aggravata da odio razziale e la condanna. Il procedimento ora passerà in sede civile con una richiesta di risarcimento.

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