Gelida risposta nel centrodestra all'endorsement di Simone Di Stefano, leader del movimento di estrema destra. Raffaele Fitto: "Nessun dialogo, Casapound totalmente distante da noi". E nella coalizione si discute anche della kermesse unitaria per chiudere la campagna elettorale. Berlusconi: "Ho in mente il futuro premier, ma non posso dire il nome". Meloni: "Se non lo fa prima del 4, non garantisco i miei voti"
Casapound annuncia il sostegno ad un esecutivo che veda Matteo Salvini a Palazzo Chigi e Alberto Bagnai, candidato del Carroccio, al ministero del Tesoro. È questo l’esecutivo che ha in mente Simone Di Stefano, il leader del movimento di estrema destra: un governo “sovranista che porti l’Italia fuori dall’Euro e blocchi l’immigrazione” che non può avere “Tajani come premier e Brunetta all’Economia”. Se non sono prove d’intesa, poco ci manca. Del resto i due, anche se non insieme, hanno condiviso solamente la settimana scorsa il palco del congresso confederale dell’Ugl a Roma. E il 28 febbraio 2015 l’estrema destra partecipò a una manifestazione della Lega nella Capitale.
Un’endorsement che, se accettato, sposterebbe ancora più a destra il baricentro della coalizione. Nessun intesa ufficiale, ma il leader della Lega fa sapere che, dando per scontata la sua vittoria, “dopo il 5 marzo è disposto ad incontrare tutti”. Il “tifo” di Casapound per la Lega non fa fare i salti di gioia a Silvio Berlusconi che ha sempre visto nei moderati il perno della coalizione e che proprio con Bruxelles si è fatto garante del fatto che un governo di centrodestra anche con il Carroccio non ha nulla a che vedere con posizione estremiste e populiste.
Da Forza Italia e dagli altri alleati non arriva alcun commento all’apertura del numero uno di Casapound nel caso in cui il suo partito superi il 3 per cento. L’unico a parlare è Raffaele Fitto di Noi con l’Italia: “Il centrodestra moderato non può dialogare né ora né in futuro con forze politiche distanti totalmente da noi come Casapound”, sentenzia l’ex governatore della Regione Puglia.
Bocche cucite ad Arcore, da dove Berlusconi preferisce tenersi lontano dalle polemiche concentrando gli ultimi giorni di campagna elettorale in un tour de force mediatico. L’ex cavaliere continua a nutrire forti dubbi all’idea di una manifestazione (anche se unitaria del centrodestra) sicuro che per “convincere i delusi, anche quelli del Pd”, sia più utile andare in televisione. La data per la kermesse resta quella dell’1 marzo, ma tra gli alleati permangono i distinguo sull’organizzazione dell’evento.
Per la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, promotrice dell’iniziativa, l’appuntamento deve essere messo a punto da tutte le forze insieme. Salvini annuncia invece che Berlusconi (non cita la Meloni) sarà alla manifestazione organizzata dal suo partito all’Eur. Da Forza Italia però frenano facendo sapere che l’ex premier non ha ancora dato nessuna conferma.
Nella mente di Berlusconi c’è come obiettivo principale quello di accreditare la coalizione come “l’unica in grado di raggiungere la maggioranza e dare un governo stabile di cui l’Italia ha bisogno”. Resta invece ancora top secret il nome del candidato premier, il Cavaliere fa sapere di aver in mente un profilo ma “per un patto siglato con l’interessato ancora non posso dire il suo nome”. Una suspance che inizia ad infastidire gli alleati. E la prima a mandare un avviso chiaro è la Meloni: “Se Berlusconi non chiarisce prima quale sia il nome, io dopo non garantisco i miei voti per qualunque tipo di governo”.