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I premi Oscar della campagna elettorale 2018: chi vince nella categoria “migliori effetti speciali” e “miglior scenografia”?

Controcorrente, provocatrice, cinica fino all'eccesso, Martina Dell'Ombra è diventata un caso mediatico nel 2015, quando le sue opinioni certamente non convenzionali hanno cominciato a diffondersi a macchia d'olio sui social network. Quella di Martina con FQMagazine è una collaborazione ad alto tasso di corrosivo e disturbante sarcasmo

di Martina Dell'Ombra

Quella a cui abbiamo appena assistito non è stata una semplice campagna elettorale: è stato un gigantesco show pieno di sorprese, magie, apparizioni stupefacenti, sparizioni misteriose, e ballerini ricoperti di paillettes che improvvisano un tango quando meno te lo aspetti. Insomma: il carrozzone più spettacolare mai visto dai tempi di Carramba che Sorpresa e l’opera d’arte audiovisiva più rivoluzionaria e visionaria dopo La grande bellezza di Sorrentino. Tutto questo grazie ad una classe politica di caratura eccezionale, come non se ne vedeva almeno dal 1938, e che mi sento in dovere di ringraziare con la stessa emozione con cui la Hunziker ha ringraziato Baglioni dopo il Festival di Sanremo, con un secco “Annamo a casa che è tardi”. Ma così come il Sorrentino nazionale è stato premiato dall’Academy per la sua arte immaginifica, così la nostra campagna elettorale meriterebbe dei premi che sanciscano definitivamente la sua uscita dal mondo della realtà ed il suo esordio nella fiction di livello internazionale formato Hollywood.

Ecco gli elementi che l’hanno resa immortale, e per cui meriterebbe un premio.

LE PROMESSE ELETTORALI: Renzi propone di eliminare 30 milioni di tasse, i 5 Stelle propongono di abbassare le tasse e di garantire un reddito minimo di cittadinanza, Berlusconi propone di eliminare la tassa di successione, le tasse per chi assume i giovani, le tasse per chi guadagna tanto, e di togliere le tasse anche alle stesse tasse. Nessuno però spiega, senza queste tasse, dove verranno presi i soldi per mantenere la spesa pubblica. E’ qui che la trama si infittisce, stimolando lo spettatore a immaginare soluzioni mai rivelate, come come in una puntata in un film di David Lynch.

PREMIO: MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE:  le interviste televisive. Questa campagna elettorale ha finalmente dichiarato al mondo che la televisione trash è fondamentale, se si vogliono decidere le sorti del Paese. E’ così che tutti si sono recati in doveroso pellegrinaggio lì dove tutto si decide, come dei moderni Re Artù pronti ad estrasse Exalibur dalla roccia, nella sacra stanza dell’intellighenzia nazionale: il salotto della D’Urso. Cosa abbiano detto in quell’intervista nessuno lo ha capito: l’intera nazione era preda di una forte crisi epilettica causata dall’effetto dei raggi ultravioletti emanati dallo studio.

PREMIO MIGLIOR INTERPRETAZIONE: il fascismo. Fascisti che compiono azioni fasciste, antifascisti che compiono azioni fasciste, antifascisti che accusano i fascisti di fare azioni fasciste, fascisti che accusano gli antifascisti di fare azioni fascisti, dichiarazioni fasciste di fascisti, dichiarazioni fasciste di antifascisti, insomma, il fascismo è la star assoluta, il protagonista principale, il vincitore del best leading role delle elezioni 2018. Sembra un elemento ormai imprescindibile da qualunque discussione politica, nonostante un decreto legge che renderebbe, di fatto, un reato farne apologia. Per fortuna in Italia le leggi hanno lo stesso valore delle regole fisiche in un film di fantascienza: nessuno.

PREMIO MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA: il Sottosopra. Questi mesi hanno ridefinito, a livello internazionale, il concetto di realtà. Tutto è, di colpo, diventato possibile: che un premier dimesso con promessa di abbandonare la politica si ricandidi, che i rappresentanti di un movimento che ha come motto l’onestà facciano imbrogli sui rimborsi elettorali, che un ultra ottantenne tenuto insieme da colla vinilica diventi uno dei candidati principali e che un esponente dell’estrema destra con tendenze razziste si professi fan di De André. Un grande sforzo collettivo di immaginazione che ha reso il nostro Paese un incrocio tra il Sottosopra di Stringer Things ed una puntata di Black Mirror.

PREMIO MIGLIOR SCENOGRAFIA: gli spot elettorali. Leggenda narra che, così come James Cameron ha impiegato quasi 10 anni per realizzare gli effetti speciali di Avatar, convocando i più grandi professioni del mondo, anche i politici di queste elezioni abbiano dispiegato le migliori menti del pianeta per la realizzazione dei meravigliosi e memorabili spot elettorali. E’ così che abbiamo potuto assistere a capolavori assoluti come “Vinci Salvini”, o al mirabile spot del PD dove Renzi in bicicletta segue e molesta una famiglia in macchina con il risoluto “Pensaci”, oppure notare le nuove frontiere della tecnologia che hanno reso la Meloni la sosia di Meg Ryian sui manifesti elettorali.

PREMIO MIGLIORI EFFETTI SPECIALI: la confusione. In un Paese profondamente diviso tra ricchi e poveri, destra e sinistra, nord e sud, questa campagna elettorale è riuscita nell’impresa più unica che rara di unire tutta l’Italia sotto un’unica grande idea: la confusione. Nessuna sa a chi credere, nessuna sa chi votare e, nel dubbio, nessuna sa nemmeno più come vestirsi. Come in ogni grande film la confusione genera panico per cui vale la regola del “ognuno pensa per se’”, alla stregua Rose dopo il naufragio del Titanic, che si aggrappa al pezzo di legno senza fare spazio a DiCaprio che muore assiderato. Possiamo solo sperare di essere quelli sulla scialuppa, e non quelli dispersi in mare. Ma questa… è un’altra storia.

 

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