Il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, che il 27 febbraio 2017 ha accompagnato il 40enne milanese in Svizzera, ricorda che se Fabiano Antoniani "avesse scelto di ottenere clandestinamente l’assistenza alla morte volontaria in Svizzera, non avremmo oggi una legge sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento"
Un anno fa moriva Fabiano Antoniani, il 40enne milanese che non è riuscito a trascorrere gli ultimi giorni di vita a casa sua, ma che ha cambiato l’Italia attraverso la sua scelta. Questo perché le fasi cruciali dell’azione di Dj Fabo e della disobbedienza civile di Marco Cappato hanno coinciso con il percorso parlamentare del fine vita. Oggi, 27 febbraio, l’associazione Luca Coscioni ripercorre la battaglia condotta insieme “per la libertà” e invita i candidati alle elezioni politiche a esprimersi sul tema dell’eutanasia, ricordando che c’è una legge già depositata. “A un anno di distanza dalla sua morte – ricorda il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni – possiamo dire che se Fabo avesse scelto di ottenere clandestinamente l’assistenza alla morte volontaria in Svizzera, l’Italia non avrebbe oggi una legge sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento”.
Due percorsi paralleli – Nel 2013 l’associazione ha depositato la proposta di legge di iniziativa popolare sull’eutanasia legale, che però non è stata discussa nemmeno un minuto. Un anno dopo Fabo è stato vittima dell’incidente che gli ha stravolto l’esistenza. Nell’estate 2016 Fabiano ha scelto di rendere pubblica la sua storia e di fare propria la battaglia sul fine vita. Il 18 gennaio 2017, con un video di due minuti e attraverso la voce della fidanzata, Dj Fabo ha chiesto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella un suo intervento al fine di discutere la proposta di legge popolare depositata dall’associazione Luca Coscioni quattro anni prima. Mattarella non ha mai risposto. Nel frattempo, però, il testo della legge sul testamento biologico, approvato il mese prima dalla Commissione Affari sociali della Camera, attendeva la discussione dell’Aula. E Fabo, il 4 febbraio, si è rivolto al Parlamento: “Ho sentito che in Parlamento hanno rinviato di tre settimane la legge sul testamento biologico. È scandaloso che un gruppo di parlamentari non abbia il coraggio di prendere la situazione in mano per tanti cittadini che vivono come me”.
Di lì a pochi giorni, il 25 febbraio, Marco Cappato ha accompagnato dj Fabo in Svizzera, dove è morto, a seguito di suicidio assistito, alle 11.40 del 27 febbraio. Dopo due settimane, il 13 marzo, a 404 giorni dall’avvio del provvedimento alla Camera, la legge sul testamento biologico è arrivata all’aula, che lo ha approvato il 20 aprile dopo 15 mesi di discussione. E mentre a dicembre scorso è iniziato il processo nei confronti di Marco Cappato per aver aiutato Dj Fabo ad andare in Svizzera, il Parlamento ha trasformato in legge ciò che la giurisprudenza aveva riconosciuto gradualmente negli ultimi anni. Da quel giorno, il diritto costituzionale a sospendere le cure, e a farlo anche attraverso un testamento biologico, è diventato immediatamente applicabile senza bisogno di lunghi e costosi ricorsi giudiziari.
La presa di coscienza – Fabo è stato costretto all’esilio, ad abbandonare la propria casa per andare in un Paese straniero che riconosce diritti negati in Italia. L’ha potuto fare, mentre in tanti non hanno questa possibilità. “La battaglia di Fabo e la campagna #FaboLibero – spiega l’associazione – hanno già cambiato il nostro Paese sul tema del fine vita. Dal giorno del primo appello al Presidente della Repubblica Mattarella ogni azione significativa della campagna ha determinato un passo avanti a livello politico, come la conquista del biotestamento, avvenuta in concomitanza con la prima udienza del processo che vede imputato Marco Cappato per aiuto al suicidio”. Eppure nella campagna elettorale in corso il tema è stato dimenticato. “Nonostante una campagna elettorale nella quale il tema è stato completamente rimosso – commenta Cappato – ci impegneremo affinché la nostra legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell’eutanasia sia discussa all’inizio della prossima legislatura”. Nel frattempo, però, c’è l’attesa per la sentenza della Corte Costituzionale a cui i giudici della Corte d’Assise di Milano hanno trasmesso gli atti. “La Corte costituzionale – spiega Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni – sarà chiamata a prendere una decisione molto importante per il diritto all’autodeterminazione di ciascuno fino alla fine della propria vita. La decisione di Fabo di assumersi i rischi di una scelta pubblica, insieme all’autodenuncia di Marco Cappato, forniscono un’occasione storica per abrogare norme create in epoca fascista e che corrispondono a una concezione di Stato Etico che prevale sulle scelte di libertà dei singoli cittadini”.