Il capo negoziatore di Bruxelles ha presentato la bozza di accordo sull'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. La premier britannica ha replicato durante il question time alla Camera dei Comuni. Torna lo spettro di una barriera fisica tra i due territori: in un documento pubblicato da Sky News il ministro degli Esteri Boris Johnson ipotizza il ritorno di una forma di frontiera "dura"
Le trattative tra Londra e Bruxelles sulla Brexit registrano un nuovo stop. La proposta dell’Ue sui confini irlandesi, con la prospettiva di inserire la sola l’Irlanda del Nord senza il resto del Regno in “un’area comune” allineata alla normativa europea, è irricevibile. Lo ha detto Theresa May durante il question time di oggi alla Camera dei Comuni in risposta alla bozza di accordo nelle trattative per la Brexit presentata da Michel Barnier: il capo negoziatore dell’Ue ha affermato che l’Irlanda del Nord potrebbe rimanere nell’unione doganale dell’Ue dopo il divorzio da Bruxelles. “Il progetto d’accordo pubblicato dalla Commissione europea, se applicato, nuocerebbe al mercato comune britannico – ha detto la premier britannica – e minaccerebbe l’integrità costituzionale del Regno Unito, creando una frontiera doganale e regolamentare nel Mare d’Irlanda e nessun primo ministro britannico l’accetterà”.
Barnier ha presentato la bozza, parlando del “progetto di testo sull’accordo di recesso adottato dal collegio dei commissari Ue, e che dovrà essere approvato dai 27 Stati e dal Parlamento europeo, prima di essere messo sul tavolo negoziale col Regno Unito”. In un protocollo separato, rispetto alla bozza dell’accordo di recesso, la Commissione europea ha presentato una delle tre opzioni possibili per risolvere la questione delle frontiere irlandesi, il cosiddetto ‘backstop‘, accrescendo il pressing su Londra. L’opzione prevede che il Regno Unito mantenga pieno allineamento con le regole comunitarie del Mercato interno e dell’Unione doganale e sostenga la cooperazione tra Nord e Sud e l’economia dell’intera isola.
“E’ un momento cruciale del negoziato che vogliamo concludere positivamente”, ha detto il capo dei negoziatori, ma “se vogliamo che questi negoziati siano un successo dobbiamo accelerare. Il 30 marzo 2019, tra 13 mesi, il regno Unito non sarà più un Paese dell’Unione e dobbiamo organizzare” questa uscita “in modo ordinato. I tempi sono stretti tra oggi e l’autunno prossimo, quando dovremmo chiudere questo accordo per avere poi i tempi per le ratifiche necessarie”. “Cerchiamo soluzioni sane e semplici, per evitare che in Irlanda ci sia una barriera fisica, e per tutelare gli accordi – ha spiegato – ma siamo disponibili a prendere in esame anche altre soluzioni e siamo in attesa di ricevere elementi dalla Gran Bretagna”. “Dobbiamo essere pronti” anche all’insuccesso di trovare un accordo sulla Brexit “e prepararci a qualsiasi scenario”, ha concluso Barnier.
Di barriera fisica aveva parlato, secondo alcuni giornali britannici, il ministro degli Estero Boris Johnson: “Quello che avviene è che la questione della frontiera con l’Irlanda del Nord viene regolarmente utilizzata a fini politici per provare a mantenere il Regno Unito nell’unione doganale […] in modo che noi non usciamo veramente dall’Ue”, ha detto in mattinata il capo della diplomazia di Londra, convinto sostenitore dell’uscita dall’Ue. Poco prima, in una lettera ottenuta da Sky News, era emerso che Johnson aveva gettato dubbi sulla posizione del Regno Unito in merito alla questione dell’Irlanda del Nord nell’ambito dei negoziati sulla Brexit, ipotizzando il possibile ritorno di una forma di frontiera “dura“. “È sbagliato considerare che l’obiettivo è di non mantenere alcuna frontiera”, scrive Johnson, sostenitore di una Brexit senza concessioni, in questo documento di lavoro indirizzato alla premier britannica Theresa May. Il documento è emerso prima che Barnier presentasse la bozza di accordo.
Mentre Londra ha affermato che non intende ristabilire una frontiera “dura” fra la provincia britannica dell’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda, Johnson sembra al contrario aprire la strada a una possibilità del genere, sminuendo l’eventuale impatto che questa ipotesi avrebbe sulle relazioni commerciali. “Anche se una frontiera dura viene reintrodotta, ci attendiamo che più del 95% delle merci passino la frontiera senza controlli doganali”, si legge nella lettera ottenuta da Sky News, in cui stima che la percezione dell’importanza dei controlli alle frontiere esterne dell’Ue sia “esagerata“. Questa posizione sembra un cambio di rotta, dal momento che Johnson aveva più volte detto che non si augurava un ritorno a una frontiera “dura”.
Londra e Bruxelles erano arrivate a un accordo preliminare a dicembre su diverse questioni chiave, tra cui quella della frontiera nordirlandese, e l’esecutivo britannico si è impegnato a evitare di ristabilire una frontiera fisica dopo l’uscita dall’Ue. Ma la soluzione della questione non è ancora stata ottenuta e si scontra con la volontà del Regno Unito di uscire dal mercato unico e dall’unione doganale.