Nel 2015, 2 anni e 4 mesi di reclusione a Daniele Schinardi, perito informatico accusato di aver incolpato “il maresciallo capo Antonio Nucera pur sapendolo innocente” e accusandolo “di aver occultato i file relativi a tabulati telefonici acquisiti". Il tutto per favorire un suo cliente
Condannato e candidato alla Camera. Casapound a Messina punta su Daniele Schinardi, il consulente tecnico delle intercettazioni finito prima ai domiciliari e poi, nel 2014, in carcere con l’accusa di calunnia aggravata dalle modalità mafiose. Il processo si è concluso nel febbraio 2015 con la condanna del candidato a 2 anni e 4 mesi di reclusione. In attesa dell’appello, quindi, il Tribunale di Reggio Calabria lo ha giudicato colpevole escludendo però l’aggravante mafiosa per Schinardi. La storia risale ad alcuni anni fa quando il perito Schinardi ha puntato il dito in un’aula di tribunale contro un maresciallo capo dei carabinieri, Antonio Nucera, accusandolo di aver falsato le prove a carico di Domenico Demetrio Praticò, imputato nel processo antimafia “Piccolo carro” all’esito del quale (Praticò, ndr) è stato condannato a 15 anni e 8 mesi di carcere.
In sostanza, le perizie di Schinardi e la sua testimonianza in aula durante il processo “Piccolo Carro” avevano l’obiettivo di screditare l’operato degli investigatori. Questo non è avvenuto e Schinardi era finito in carcere. Durante il processo, l’aggravane mafiosa è caduta ma non il reato di calunnia nei confronti del maresciallo che, adesso, deve essere risarcito con 5mila euro da Schinardi. Il processo d’Appello deve ancora fissato. Intanto il perito calunniatore dei carabinieri si è candidato a Messina con Casapound e, in occasione della presentazione della lista, si è soffermato sull’assenza di sicurezza e certezza della pena che oggi provoca negli italiani una drastica mancanza di fiducia nella giustizia e nelle istituzioni. “Bisogna tornare – ha affermato nei giorni scorsi Schinardi – ad avere uno Stato presente sul territorio che si faccia carico delle problematiche che derivano dall’ingresso in Italia di nuove mafie straniere in combutta con le organizzazioni criminali Italiane”. Quello stesso Stato che, almeno in primo grado, lo ha giudicato colpevole.