“Non rispetta le regole”. “Serve solo ad avere titoli sui giornali“. “Sono nomi sconosciuti“. “È un festival del surreale“. “Sembra un reality, chi va in nomination oggi?”. La lista dei possibili ministri presentata da Luigi Di Maio viene attaccata da tutti i suo competitor. A partire da Pd e Forza Italia, con in prima linea Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. La lunga serie di dichiarazioni è andata avanti per tutta la giornata. Ha chiuso il segretario dem: “Se mi chiede cosa ne penso”, ha detto a Bersaglio Mobile su La7, “rispondo: cazzo, una geniale operazione di marketing. Faccio i complimenti a Rocco Casalino e ai suoi, li apprezzo. Tutti i presunti ministri sanno che non faranno mai i ministri, ma così Di Maio ha cancellato la questione rimborsopoli. Ha più sentito dire il nome Giulia Sarti a Rimini o Andrea Cecconi a Pesaro? Sono quelli i nomi che i Cinque stelle voteranno a Rimini e Pesaro”. L’ultimo nome annunciato dal M5s è quello dell’ex nuotatore Domenico Fioravanti, indicato come possibile ministro dello Sport. Va ad aggiungersi agli altri cinque fatti da Di Maio nei giorni scorsi: l’economista Pasquale Tridico al Lavoro, la dirigente del ministero dell’Agricoltura Alessandra Pesce al vertice dello stesso dicastero, il professore universitario Giuseppe Conte alla Pubblica amministrazione, il professore Lorenzo Fioramonti allo Sviluppo Economico e il generale dei carabinieri Sergio Costa all’Ambiente.

Di Maio presenterà l’intera squadra di quello che vorrebbe fosse il suo governo giovedì 1 marzo, ma ha già mandato la lista integrale al Quirinale via mail. Un gesto che ha provocato le polemiche dei suoi oppositori. A cominciare dal premier Paolo Gentiloni che ha parlato di “festival surreale di proposte miracolose. Per la prima volta c’è un governo ombra che si presenta prima delle elezioni. Di solito perdi le elezioni e presenti un governo ombra, qui invece lo fanno prima delle elezioni”. Segue il presidente del consiglio anche Matteo Renzi. “Se i 5 stelle presentato la loro squadra, sarà interessante mettere a confronto le singole squadre. Comunque, Di Maio non è all’altezza del suo compito“, dice il segretario del Pd. Che poi definisce l’azione di Di Maio come “una cosa più finalizzata ad avere titoli sui giornali che rispettare le regole. Le liste dei ministri si presentano dopo, una volta avuto l’incarico di governo”. Poi su Twitter insiste: “Le poltrone affascinano il dibattito elettorale. Sembra un reality: chi va in nomination, oggi? Solo noi parliamo di contenuti. Quali idee su sanità, vaccini obbligatori, Europa, JobsAct, Industria 4.0, sicurezza? In gioco è il futuro dell’Italia: ci fermiamo o si va avanti?”.

Attacca direttamente i nomi anticipati dal leader del M5s, invece, Silvio Berlusconi. “I ministri presentati da Di Maio sono degli sconosciuti, non li conosco, non hanno raggiunto una eccellenza che li porti alla visibilità, il suo è un governo dell’irrealtà“, dice il leader di Forza Italia. Secondo il quale, “i 5 stelle saranno la prima forza politica ma non avranno nessuna maggioranza in Parlamento, non possono raggiungere il 40%”.

“Berlusconi ha proposto Brunetta all’Economia: auguri. Gentiloni dice che la lista è surreale mettendo Alfano alla Farnesina, da che pulpito viene la predica. Lui pensi agli inciuci, noi facciamo chiarezza: il nostro non è un governo ombra ma un governo alla luce del sole. Critichino pure ma vedo un certo nervosismo”, replica di Di Maio, incalzato più volte da radio e giornali sulla scelta irrituale di inviare al Sergio Mattarella la lista dei suoi ministri prima delle elezioni. “So bene quali sono le prerogative del Presidente e le rispetto. È per cortesia che ho detto che avrei presentato prima la squadra di governo. Una scortesia? A me non risulta che Presidente della Repubblica l’abbia visto come scortesia. Posso solo dire che il Quirinale è stato molto colpito dai nostri nomi di Governo”, sostiene il leader del M5s. Dal Quirinale, però, non arriva alcun commento ufficiale. Secondo La Stampa, il segretario generale del Colle, Ugo Zampetti, ha detto a Di Maio: “Grazie per il gesto cortese, ma il presidente non può tenerne conto”.

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