Il “capitano Ultimo” ha rinunciato al titolo di cavaliere. E il presidente della Repubblica non ha potuto fare altro che annullare l’onorificenza concessa con decreto del 2 giugno del 2017 al carabiniere che arrestò Totò Riina. Il decreto di annullamento firmato da Sergio Mattarella porta la data del 29 dicembre 2017. A riportare la notizia e Repubblica.it.
Ultimo, nome in codice del colonnello Sergio De Caprio, è noto soprattutto perché quand’era al vertice del Crimor, mise le manette ai polsi del capo dei capi di Cosa nostra. Un arresto storico poi finito tra le polemiche. Prima Ultimo finì sotto processo per favoreggiamento alla mafia per la mancata perquisizione del covo di Riina, ottenenedo l’assoluzione. Poi lo stesso arresto del padrino corleonese è finito al centro del processo in corso a Palermo sulla Trattativa tra pezzi delle Istituzioni e la mafia. Alla sbarra c’è l’ex generale del Ros, Mario Mori.
Passato poi al Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, Ultimo è poi finito tra le polemiche per l’inchiesta sulla Consip. Il Noe era stato il primo a indagare sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione su delega della procura di Napoli, che aveva aperto l’inchiesta sull’imprenditore Alfredo Romeo. Dopo il passaggio dell’inchiesta a Roma per competenza – nel frattempo erano finiti indagati per rivelazione di segreto anche il ministro Luca Lotti, il comandante generale dell’arma dei carabinieri Tullio Del Sette e il Comandante della Legione Toscana, Emanuele Saltalamacchia – però i militari del Nucleo operativo ecologico erano stati estromessi dall’indagine. Il motivo? “Gli accertamenti fin qui espletati – si leggeva nella nota diffusa da piazzale Clodio il 4 marzo 2017 – hanno evidenziato che le indagini sono state oggetto di ripetute rivelazione di notizie coperte da segreto sia prima che dopo la trasmissione degli atti a questo Ufficio, sia verso gli indagati o comunque verso persone coinvolte a vario titolo, sia nei confronti degli organi di informazione”.
In quel periodo, Ultimo aveva già lasciato il Noe per entrare nell’Aise, l’organo che ha preso il posto del Sismi. Dopo una lunga carriera nel Ros, infatti, il capitano De Caprio aveva ottenuto la promozione a colonnello e la nomina a vicecomandante del Noe. Al vertice del nucleo ecologico aveva coordinato numerosissime indagine: da quella sugli investimenti della Lega Nord in Tanzania a Finmeccanica, dall’arresto di Luigi Bisignani a quella sulla P4 fino all’indagine sulla Cpl Concordia. Inchieste in cui comparivano l’intercettazioni tra Renzi il generale della Guardia di Finanza, Michele Adinolfi, nella quale l’allora leader del Pd svelava l’intenzione di spodestare Enrico Letta da Palazzo Chigi. Nell’agosto del 2015, però, una lettera firmata dal generale Tullio Del Sette (indagato in Consip) aveva sospeso Ultimo dalle funzioni di polizia giudiziaria: in pratica non poteva più fare indagini.
In seguito, il carabiniere è entrato in rotta di collisione anche con i vertici dei servizi segreti. E nel luglio del 2017 De Caprio e venti altri elementi a lui vicini sono tornati a disposizione dei carabinieri. Una vicenda mai chiarita sulla quale pesano due versione: da una parte l’intelligence che parla di una “restituzione” all’Arma perché è “venuto meno ilrapporto di fiducia“. Dall’altra ci sono le dichiarazioni degli interessati che definiscono come “autonoma decisione” quella di lasciare i servizi e tornare nei ranghi dell’Arma.