Il cantante ha paragonato la sua vita a quella del suo amico George Michael, scomparso nel 2016 il giorno di Natale: tutti e due "sulle montagne russe" a combattere gli stessi demoni. "La sua scomparsa mi ha fatto riconsiderare il mio stile di vita
“Ho una malattia nella testa che mi vuole uccidere“: così Robbie Williams parla della sua depressione a The Sun e lo fa aggiungendo che questo “disturbo mentale” a volte gli è utile per salire sul palco, altre invece lo travolge. “A volte vivo nella beatitudine ed è meraviglioso. Ma il più delle volte sono umano, con un’esperienza umana e cerco di affrontare le prove e le tribolazioni di ciò che accade tra le mie orecchie. Le cose che ho passato, sono stato vicino a… ‘Grazie a Dio, non è toccato a me’. Ci sono stato vicino davvero tante volte”.
Il cantante ha raccontato di essersi reso conto di questo problema giovanissimo, a 19 anni: da lì ha avuto a che fare molte volte con alcol e droga. Nel 2007 c’è stato un periodo in una clinica di riabilitazione e nel 2009 quello che lui stesso definisce un “incontro ravvicinato con la morte” a causa di mix di farmaci e droghe.
Robbie ha paragonato la sua vita a quella del suo amico George Michael, scomparso nel 2016 il giorno di Natale: tutti e due “sulle montagne russe” a combattere gli stessi demoni. “La sua scomparsa mi ha fatto riconsiderare il mio stile di vita. A un certo punto ti accorgi che non sei immortale. A maggior ragione se hai 44 anni e due figli”, ha l’ex Take That. “Sono stato così tante volte vicino alla morte… e grazie a Dio l’ho sempre scampata”.