Finora aveva avuto accesso alle informazioni più riservate, ma per farlo disponeva di un’autorizzazione temporanea. Ma ora Jared Kushner, genero e stretto consigliere di Donald Trump nonché incaricato dei negoziati per il processo di pace israelo-palestinese, non potrà più accedere alle informazioni classificate più sensibili della Casa Bianca. L’esecutivo americano ha deciso di rivedere le procedure in vigore a seguito delle rivelazioni relative a un altro consigliere, Rob Porter, che per mesi aveva lavorato vicino a Trump senza avere ottenuto la luce verde totale al termine delle verifiche alle quali vengono sottoposti i dipendenti della Casa Bianca. Porter era stato costretto a dimettersi a causa delle accuse di violenze coniugali presentate da due sue ex mogli.
Tra le ragioni che hanno portato al mancato rinnovo della ‘security clearance’ permanente a Kushner anche l’ipotesi che rappresentanti di quattro Paesi stranieri – tra cui Emirati Arabi Uniti, Cina, Israele e Messico – abbiano discusso della possibilità di manipolare Kushner, tramite i suoi affari. Lo scopo, scrive il Washington Post, era di trarre vantaggio delle complesse dinamiche relative ai suoi business, delle difficoltà finanziarie e della scarsa esperienza in politica estera. Non è chiaro se qualcuno dei rappresentanti stranieri che ha discusso della possibilità di ‘manipolare’ Kushner abbia poi agito sulla base di tali valutazioni. In particolare il consigliere di Trump per la sicurezza nazionale, HR McMaster, ha appreso che Kushner aveva avuto contatti con rappresentanti stranieri che lui non aveva coordinato. La questione poi delle conversazioni fra responsabili stranieri sulle vulnerabilità di Kushner era stata sollevata nei quotidiani ai briefing di intelligence presieduti da McMaster, riferisce ancora il Washington Post, citando fonti anonime informate.
La mancanza di esperienza di Kushner in politica estera, insieme con le sue vicende negli affari, erano viste alla Casa Bianca come possibili punti deboli su cui governi stranieri avrebbero potuto potenzialmente fare leva per esercitare influenza su uno dei più stretti collaboratori del presidente. Il procuratore speciale Robert Mueller, che guida l’inchiesta sul cosiddetto Russiagate, ha chiesto informazioni sul protocollo osservato da Kushner nei suoi contatti con rappresentanti stranieri. Contatti che hanno quindi sollevato preoccupazioni all’interno della Casa Bianca. Il segretario John Kelly la settimana scorsa aveva diffuso un comunicato in cui riaffermava la sua fiducia nel genero del presidente, senza altre precisazioni. “Come ho detto a Jared qualche giorno fa, ho piena fiducia nella sua capacità di portare avanti i suoi incarichi in materia di politica estera, in particolare a proposito dei nostri sforzi sul processo di pace israelo-palestinese e la questione delle nostre relazioni con il Messico”, scriveva Kelly.